Il filmato si prefigge di raccontare la storia della scuola del nostro Paese nei primi sessant’anni del XIX secolo attraverso, per lo più, la voce dei suoi principali protagonisti, ovvero gli insegnanti, gli studenti e i genitori. Il filmato, rigorosamente in bianco e nero, è il frutto del montaggio di un cospicuo numero di materiali d’archivio, quali servizi giornalistici, cinegiornali, documentari, fotografie, conservati in alcuni rilevanti archivi audiovisivi italiani, pubblici e privati.
Il prologo del filmato propone un video che racconta la storia di un novantunenne di un piccolo paese della Calabria che, iscrittosi alla locale scuola popolare all’aperto, nel giugno 1953, ha ottenuto il certificato di promozione alla terza elementare.
A seguire, per mezzo di una rassegna di istantanee, viene abbozzata la storia delle istituzioni scolastiche italiane, dalla seconda metà del 1800 sino agli inizi del 1900.
L’attenzione si focalizza poi sul ventennio fascista. Alcuni filmati d’epoca, di chiaro stampo propagandista, tratteggiano una scuola “rinnovata nei metodi e nei criteri didattici”, nella quale l’alunno, “oggetto delle paterne cure di un regime”, appare sempre diligente e studioso.
L’obiettivo non si sofferma ad analizzare gli anni del conflitto bellico, ma si sposta subito sul dopoguerra e inquadra alcune questioni che furono al centro dei dibattiti scolastici, culturali e politici di quegli anni. Le immagini ed i video riescono a mettere nitidamente in luce il netto divario tra la vita nelle scuole e nelle comunità dei grandi centri urbani, in specie al Nord, interessata dall’industrializzazione e dal boom economico, e quella delle zone rurali, delle periferie e delle regioni meridionali, ancora molto arretrata. Il filmato si concentra, quindi, su temi quali la piaga dell’analfabetismo, i corsi popolari, l’uso del dialetto tra i bambini, l’abbandono degli studi e la dispersione scolastica, il lavoro minorile, i “traumi dell’immigrazione” interna, le classi differenziali, la carente preparazione degli insegnanti.
L’intento dei registi non è solo quello di denunciare criticità e lacune, ma anche quello di documentare che senza scuola non ci possono essere né libertà né democrazia in virtù del ruolo cruciale che la scuola stessa, se adeguatamente ripensata, assume nel processo di riscatto e emancipazione sociale.
Per suffragare tale convinzione, vengono presentate due esperienze scolastiche toscane, ossia la Scuola-Città “Pestalozzi” di Firenze e l’esperienza promossa da don Lorenzo Milani a Barbiana, nelle quali sono promossi approcci educativi e didattici innovativi e “rivoluzionari” che pongono al centro l’alunno e la sua libertà.
Il filmato si chiude dando nuovamente la parola agli studenti, ovvero citando alcune righe della milaniana Lettera a una professoressa in cui si sottolinea il dovere della scuola di non abbandonare i ragazzi e di metterli al centro del proprio progetto educativo.
Il filmato, andato in onda all’interno dello “Speciale TG1” dell’11 marzo 2019, è la prima parte del documentario Registro di classe, realizzato grazie al montaggio di una ricca selezione di fotografie e audiovisivi reperiti presso l’Archivio Storico Luce, le Teche Rai, l’archivio del MIUR, il sito Nosarchives.com, l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, la Casa della memoria di Milano, EDU, FDLM e l’INDIRE.
Il documentario è stato presentato in anteprima assoluta alla X edizione della Festa di Roma (20 ottobre 2015) e al Festival Internazionale del Documentario - Visioni dal Mondo (11 dicembre 2015).