© Elisabetta Patrizi
IL NOME DI QUANTI
FEDELI ALLA DIVINA ESORTAZIONE
ELEGGONO A COMPAGNA
LA BENEDIZIONE DEI BAMBINI
RICCI M. DOMENICO
FAMIGLIA REALE
MUNICIPIO
CASSA DI RISPARMIO
BANCA POPOLARE
PAOLETTI A. CANDIDO
GATTI FORESI M. ROSA
SANTINI PIRRO
FILATI D. STANISLAO
PANTALEONI D. DIOMEDE
TOMASSINI Avv. LUIGI
PIANESI C. BENEDETTO
BAVAI DOMENICO
LUIGI Gen. PAMPINONI
ADOLFO C.te CONTI
GALLOZZI GINESIO
PIETRO D. MARINI
RICCI ELLADIO
CARRADORI C.te CARLO
OLIVIERI OLIVIERO
COMPAGNONI G. GIUSEPPE
PANTALEONI S. MAFFEO
LUCIA C.ssa BARBAROSSA
PAOLOROSSI QUIRINO
RUGGERO P.re PANNELLI
PIANESI GINETTA
LAURI C. GIOVANNI
RAMOVECCHI CA. SALVATORE
SAGRINI ZENAIDE
Nella lapide sono ricordati i primi benefattori dell’Asilo Infantile Ricci. Il tributo fu inaugurato il 7 giugno 1925. Per l’occasione fu organizzata una cerimonia, alla quale intervennero numerose «autorità civili e militari». Con la cerimonia si intendeva festeggiare lo statuto dell’Asilo, approntato nel 1868, e il venticinquesimo anno di regno di Vittorio Emanuele III. È la direttrice Bice Kraul a fornire queste informazioni nel resoconto delle attività principali dell’Asilo per il 1925, nel quale si sottolinea la felice riuscita dei «canti patriottici e di gratitudine ai benefattori» tenuti dai bambini dell'Asilo per l’occasione, così come della positiva accoglienza riservata al discorso pronunciato dall'allora Presidente Orlando Buonaccorsi. La direttrice Kraul riferisce anche della «distribuzione degli opuscoli portanti il riassunto storico degli 85 anni di vita dell’asilo» avvenuta durante la cerimonia (ASM, Archivio Asilo Ricci, b. 1, f. 16). Si fa riferimento alla cronistoria intitolata L’Asilo Infantile Ricci nel LXXXV anno di vita (1841-1925), Tributo di riconoscenza ai benefattori nel giubileo del Regno di Vittorio Emanuele III, domenica VII giugno MCMXXV, solennità dello statuto (Macerata, Unione Tipografica Operaia, 1925), di cui fu molto probabilmente autrice la stessa Kraul.
La decisione di erigere una lapide ai benemeriti dell’Asilo fu approvata nell’adunanza del Consiglio direttivo dell’Asilo del 1° febbraio 1925. Al vice-presidente Livio Speranza fu assegnato il compito di portare al prossimo Consiglio il preventivo di spesa e una proposta per il testo della lapide. Speranza adempì prontamente all’incarico assegnato, come si evince dai verbali della seduta successiva del 25 febbraio. Nella seduta del 9 maggio veniva approntata una prima bozza del programma per la «cerimonia di scoprimento della lapide» e si decideva di «dare maggior risalto alla festa», ricordando nei festeggiamenti anche il «25° anniversario del Regno di S. M. il re Vittorio Emanuele». Il programma della cerimonia veniva definito nella seduta del 1° giugno 1925 in tutti i suoi particolari e si stabiliva di distribuire in quell’occasione la cronistoria dell’Asilo appositamente stampata per rimarcare l’importanza dell’evento.
La lapide in marmo bianco di Carrara, profilata con marmo di Verona, fu realizzata dalla ditta Angeletti Enrico, specializzata nella «lavorazione di marmi e pietre con macchina pneumatica» e nell'esecuzione di elementi decorativi in cemento armato. La ditta si occupò anche dell’incisione dell’epigrafe in caratteri romani, mentre la doratura dei nomi dei benefattori fu opera di Antonio Bomprezzi, come si apprende dalla fattura emessa dalla ditta Angeletti il 12 giugno 1925 (ASM, Archivio Asilo Ricci, b. 92).
La lista dei benefattori di cui si tramanda la memoria nella lapide è inaugurata dal nome del fondatore dell’istituzione, Domenico Ricci, che nel maggio del 1841 inoltrò richiesta di erigere un asilo per i bambini poveri al cardinale Lambruschini, prefetto della Santa Congregazione degli Studi. La domanda del marchese Ricci fu accolta e l’istituzione fu inaugurata il 3 novembre 1841 con il nome di scuola dei Poverelli e Ricci fu il primo presidente. L’anno dopo della sua morte, nel 28 dicembre 1869 si deliberò di perpetuare la memoria del fondatore, attribuendo all’istituzione la denominazione di “Asilo infantile Ricci”.
Subito dopo nell'elenco dei benefattori celebrati nella lapide figura la famiglia reale, probabilmente in ragione del fatto che nel 1905 l’Asilo partecipò, con un proprio padiglione, all’Esposizione Regionale, che fu visitata da Vittorio Emanuele III e dalla regina Elena. In quell’occasione l’istituto fu insignito del diploma di medaglia d’oro.
Tra gli enti elencati nella lapide sono ricordati il Comune di Macerata, la Cassa di Risparmio di Macerata e la Banca popolare della città. Nella cronistoria stampata nel 1925 si mette in evidenza soprattutto il ruolo del Comune, sottolineando come l’Asilo «ebbe speciali benefici» dal Municipio maceratese, che tra l’altro nel 1876-77 gli concesse i locali dell’ospedale psichiatrico, che divenne nel 1878 la nuova sede dell’istituto, grazie anche al lavoro di riadattamento dell’edificio compiuto dagli ingegneri Ruggero Pannelli e Domenico Bavai, altri due commemorati nella lapide.
Tra i primi benefattori dell’Asilo figura l’avvocato Candido Paleotti, che nel 1847 – anno in ci l’istituzione assumeva la denominazione di Asilo Infantile – donava un «cospicuo lascito di 500 scudi» all’istituto, e Ginesio Gallozzi, che nel 1908 era stato commemorato con una lapide tuttora conservata nell’edificio dell’Asilo (ASM, Archivio Asilo Ricci, b. 7, f. 16).
Tra i Presidenti dell’Asilo il primo ad essere ricordato è Pirro Santini, che ebbe un ruolo importante nella felice riuscita dell’inaugurazione della nuova sede. Ruolo che viene esaltato in una piccola lapide a lui è dedicata, apposta l’anno della sua morte (1880) al primo piano dell’Asilo Ricci.
Dalla cronistoria apprendiamo che, al momento dell’inaugurazione, l’ultimo nome a figurare nella lapide commemorativa era quello di Ginetta Pianesi. Gli altri tre nomi elencati dopo, ovvero quelli di Giovanni Lauri, Salvatore Ramovecchi e Zenaide Sagrini, furono aggiunti in un periodo successivo al 1925. Con molta probabilità quello di Giovanni Lauri fu inciso nel 1926, poco dopo la morte di questo benefattore. La vicinanza cronologica è confermata anche dalle caratteristiche estetiche dell’incisione, che risulta in tutto e per tutto conforme a quelle degli altri nomi di benefattori, compresa quella della doratura dei caratteri, che invece non è adottata per l’incisione degli altri due nomi di benefattori. Tra questi è da notare come il nome di Zenaide Sagrini, accanto a quello del fratello Davide, figura in un’altra lapide presente all’interno dell’Asilo, datata 1931, con la quale si ricorda l’avvio della sezione elementare montessoriana nella struttura, questo a conferma di un progetto di “circolarità della memoria”, in cui i ricordi marmorei dell’istituto sono posti in dialogo l'uno con l'altro e sono concepiti come parte di uno stesso grande "libro pubblico di memorie", principiato con il monumento commemorativo del fondatore Domenico Ricci e continuato con le lapidi intitolate alle persone che, a vario titolo, si erano spese in modo singolare per la crescita dell'Asilo. Questo disegno di una memoria da perpetrare ed amplificare trova nella lapide del 1925 la sua massima espressione, anche perché viene concepita con uno sguardo al futuro. I nomi dei benefattori, infatti, sono disposti su due colonne, con l’evidente proposito di lasciare spazio ad altre personalità, di cui tramandare ai posteri l’atto munifico in favore dell’istituto.
Commemorato
Farmacista, titolare di una farmacia sita in via del Commercio n. 9 (che rimase di sua proprietà fino alla morte, quando fu ceduta a Livio Speranza), Pirro Santini nacque a Macerata nel 1831. Risulta presente nei ruoli universitari del 1860 e del 1863 in qualità di assistente dei gabinetti di chimica e fisica, il che autorizza a presupporre una formazione di livello universitario.
Fu Presidente dell’Asilo infantile Ricci di Macerata dal 1877 al 1879 ed ebbe un ruolo attivo nel processo di passaggio di sede dell’istituto presso i locali dell’ex ospedale psichiatrico di Macerata, ceduti dal Comune all’Asilo che, visto il numero sempre crescente di alunni, aveva bisogno di nuovi spazi. Santini, si legge negli atti dell’Assemblea generale dei soci del 14 marzo 1880, «colla sua attività ed esemplare energia [rese] possibile in poco lasso di tempo di trovare i mezzi necessari per far condurre a termine ed arredare eziandio il nuovo locale dell’Asilo, chiudendo il cessato esercizio con un avanzo attivo di Cassa». Per questo impegno encomiabile egli, insieme agli ingegneri Pannelli e Bavai che vigilarono sulla parte tecnica dei lavori, fu dichiarato benemerito dell’Asilo. In quella stessa seduta Santini rassegnò le dimissioni da presidente per motivi di salute.
L’operoso farmacista maceratese fu anche presidente della Società di Mutuo Soccorso “Giuseppe Garibaldi”, a cui l’Asilo infantile Ricci si era unito nel 1867. Morì a Macerata il 17 novembre 1880.
- Archivio di Stato di Macerata, Asilo Ricci, busta 5, fascc. 2, 3 (Verbali del Consiglio direttivo) e busta 84 (mandati di pagamento);
- Comune di Macerata, Archivio dell'Ufficio anagrafe.
- F. Pennesi, Archivio Società Operaia di Mutuo Soccorso di Macerata (1862-1937), in Le Società di mutuo soccorso italiane e i loro archivi, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali - Ufficio centrale per i beni archivistici, 1999, pp. 311-322;
- L. Pomante, L’Università di Macerata nel periodo post unitario: le tappe di una faticosa rinascita, in Annali di storia delle università italiane, 13, 2009, p. 126.
Nato nel 1833 a Macerata, Giovanni Lauri fu un matematico e uno scrittore di trigonometria. Fu anche presidente della Cassa di Risparmio di Macerata e generoso filantropo. Morì a Macerata nel 1926.
- A. Adversi, D. Cecchi, L. Paci (a cura di), Storia di Macerata. vol. V: I personaggi, Macerata, Grafiche maceratesi, 1993, p. 156.
Nato a Macerata nel 1820, Quirino Paolorossi partecipò attivamente alle riunioni segrete dei patrioti del 1859-1860. Nel 1867 vinse un concorso per il posto di ragioniere capo dell’amministrazione provinciale. Ricoprì tale incarico fino al 1891. Membro del partito democratico anticlericale, fece parte per molto tempo del consiglio comunale.
Esperto agricoltore, introdusse nelle campagne locali l’uva sangiovese e impiantò la prima vigna a sistema moderno. In virtù di tali competenze fu nominato rappresentante governativo del Comitato amministrativo della R. Scuola pratica d’agricoltura di Macerata.
Quirino Paolorossi fu anche insignito dell’ordine di cavaliere della Corona d’Italia e si distinse per una generosa attività filantropica nei riguardi della Congregazione di Carità di Macerata e dell’Asilo infantile Ricci. Morì a Roma nel 1920.
- A. Adversi, D. Cecchi, L. Paci (a cura di), Storia di Macerata. vol. V: I personaggi, Macerata, Grafiche maceratesi, 1993, p. 240.
Esponente di una delle famiglie più in vista della città di Macerata, Ginetta Pianesi nacque a Macerata il 1° marzo 1911 da Pietro Pianesi e Battistini Vera. Morì a Macerata il 17 febbraio 1925, nella casa posta in corso Cairoli n. 87 alle 16.30.
Il suo nome figura nella lista dei commemorati indicata nella pubblicazione L’Asilo Infantile Ricci nel LXXXV anno di vita (1841-1925), Tributo di riconoscenza ai benefattori nel giubileo del Regno di Vittorio Emanuele III, domenica VII giugno MCMXXV, solennità dello statuto (Macerata, Unione Tipografica Operaia, 1925). Nel settimanale maceratese «Il Cittadino», nel numero del 20 febbraio 1926 si ricorda, ad un anno di distanza dalla morte, la scomparsa della giovane donna: «La famiglia Pianesi con animo commosso ringrazia sentitamente tutti coloro che assistettero alla messa funebre celebrata giovedì 18 p.p. in memoria della sua adorata Ginetta».
- Comune di Macerata, Archivio dell'ufficio anagrafe.
- «Il cittadino. Settimanale cattolico», 20 febbraio 1926;
- L’Asilo Infantile Ricci nel LXXXV anno di vita (1841-1925). Tributo di riconoscenza ai benefattori nel giubileo del Regno di Vittorio Emanuele III, domenica VII giugno MCMXXV, solennità dello statuto, Macerata, Unione Tipografica Operaia, 1925.
Diomede Pantaleoni nacque a Macerata nel 1810. Si laureò in medicina presso l’Ateneo patrio. Nel 1836 si trasferì a Roma, dove rimase fino alla morte. Qui strinse rapporti con D’Azeglio, Gioberti, Farini, Mamiani e Cavour.
Nel 1848 fu eletto deputato del collegio di Cingoli, ma si ritirò subito, dopo l’appoggio alla Repubblica romana in seguito all’omicidio di Pellegrino Rossi.
Nel periodo post-unitario divenne consigliere comunale di Roma e ricoprì diverse cariche prestigiose come quella di membro del Consiglio superiore di sanità, di soprintendente degli ospedali di Roma. Infine fu nominato anche senatore.
Pubblicò diverse opere di carattere storico, politico e saggi di medicina. Morì a Roma nel 1885.
- G. M. Claudi, L. Catri (a cura di), Dizionario storico-biografico dei marchigiani, 3 voll., Jesi, Il lavoro editoriale, 1993, vol. II, p. 109.
Laureato in ingegneria a Torino, fu scelto nel 1868 come docente di topografia e materie affini presso l’Istituto tecnico di Macerata, dove continuò la sua attività di docenza negli anni e tenne la presidenza per oltre un quarantennio fino al 1915.
Nella Memoria pubblicata dalla famiglia in occasione della sua morte viene celebrata la sua «multiforme attività pubblica e nella vita privata». Si ricorda l’impegno per oltre un cinquantennio presso l’Asilo infantile Ricci di Macerata, di cui venticinque da Presidente, nel corso dei quali supervisionò con zelo i lavori di riadattamento della nuova sede. La dedizione con la quale seguì le vicende dell’Istituto fu premiata con un atto di riconoscenza dal Consiglio di amministrazione che lo proclamò Presidente onorario.
Nella Memoria funebre viene messo in risalto il costante supporto offerto ad iniziative di «educazione ed elevazione delle masse popolari», per cui «promosse, fondò, presiedé e curò indefessamente le Scuole serali, la Scuola d’Arte applicata all’industria, la Biblioteca popolare circolante, ed i comitati cittadini della Dante Alighieri e della Croce Rossa» (p. 8). Di quest’ultima fu presidente per trentadue anni. Lasciò l’incarico per il sopravanzare degli anni, ma non prima di vedere avviati i corsi per infermieri e realizzato il progetto di trasformazione di villa Pantaleoni in ospedale.
Ebbe anche una vita politica attiva. Fu consigliere comunale, membro dei consigli provinciali sanitario e scolastico, presidente dell’Azienda elettrica municipale. Fu incaricato di diverse visite ispettive in varie scuole della provincia e della regione, fu nominato commissario governativo del Convitto nazionale Leopardi e della Scuola pratica d’agricoltura. Vista la sua statura culturale, fece parte anche della Commissione per la conservazione dei monumenti e fu curatore della Biblioteca comunale.
Morì il 24 maggio 1926. Ai suoi funerali presero parte le maggiori istituzioni educative, assistenziali e culturali della città: «l’Asilo infantile Ricci col presidente, la Direttrice, le insegnanti e tutti i bambini, gli Istituti scolastici inferiori e medi con i Professori e gli alunni, la Scuola d’arte applicata all’Industria, la Scuola Agraria, il Convitto Nazionale, la Croce Rossa, la Società Dante Alighieri, la Biblioteca Comunale, la Società Operaia, la Croce Verde, la Società Filarmonica» (p. 17).
- Nel trigesimo della morte del Prof. Cav. Uff. Ing. Ruggero Pannelli. La moglie, la figlia, il genero piangendo e venerando offrono ai parenti e agli amici perché lo conoscano più lo amino, Macerata, Stab. Tip. A. Affede, 1926;
- R. Pannelli, L’Istituto tecnico di Macerata fino a all’anno 1904. Relazione presentata dal preside Ing. R. Pannelli alla sezione didattica dell’Esposizione Marchigiana del 1905, Macerata, Premiato Stab. Tip. F.lli Mancini, 1905;
- A. Adversi, D. Cecchi, L. Paci (a cura di), Storia di Macerata. vol. V: I personaggi, Macerata, Grafiche maceratesi, 1993, pp. 230-231;
- «L’Azione Fascista. Organo dei Fasci e dei Sindacati della Provincia di Macerata», 30 maggio 1926.
Zenaide Sagrini nacque a Francavilla D' Ete (Fermo) il 22 luglio 1858, da Angelo Sagrini e Paolina Falconi. Si trasferì nel comune di Mogliano (Macerata) il 1° aprile 1916 ed è ricordata per la sua attività filantropica esercita presso le città di Macerata e di Fermo.
È menzionata tra i benefattori dell'Asilo infantile Ricci nella lapide presente nel pianterreno dell'edificio inaugurata nel 1925 e dedicata a tutti i principali benemeriti dell'istituto. Inoltre al primo piano dell'Asilo vi è un'altra lapide che ricorda il suo nome, accanto a quello del fratello David, in qualità di promotori della sezione montessoriana dell'istituto che fu inaugurata nel 1931 e che i fratelli Sagrini vollero intitolata allo zio Francesco Sagrini e al figlio di costui, morto prematuramente in guerra, Emanuele.
Inoltre Zenaide e David Sagrini si fecero promotori di un'altra iniziativa benefica intitolata alla memoria dei dottori Francesco ed Emanuele Sagrini, si fa riferimento al "Pio Istituto Femminile Francesco ed Emanuele Sagrini" di Fermo. L'istituto nato nel 1863, per volontà della Conferenza muliebre di S. Vincenzo de' Paoli, con il nome di "Pio Ricovero delle Fanciulle Povere", nel 1936, per interessamento dei due fratelli Sagrini, si trasformò in ente morale, acquisendo il nome di "Pio Istituto Femminile Francesco ed Emanuele Sagrini". In questo modo si compiva la volontà di Francesco Sagrini che nel 1927, poco prima della sua morte, aveva destinato gran parte del suo cospicuo patrimonio a scopo di beneficenza in memoria del figlio Emanuele, nominando esecutori testamentari i nipoti David e Zenaide Sagrini. L'ente, che ha continuato negli anni la sua attività educativa, oggi continua il suo mandato educativo nella forma della fondazione di diritto privato "Fondazione Sagrini Onlus".
Zenaide Sagrini, inoltre è indicata tra le persone defunte nel dicembre del 1936, nel periodico «L’Azione Fascista», nel quale è qualificata come possidente morta a settantotto anni di età. Mentre lo stesso periodico nel numero del 22 gennaio 1940 fa sapere che la famiglia di David Sagrini donava la somma di L. 500 in favore dei poveri appartenenti al Gruppo rionale fascista «28 ottobre». In altre pagine del periodo è ricordata l'azione munifica di Zenaide Sagrini, indicandola come "signorina", dal che si deduce che rimase nubile.
- Comune di Macerata, Archivio dell'Ufficio anagrafe.
- «L’Azione Fascista. Giornale del Fascismo maceratese», 11 dicembre 1936, p. 3;
- «L’Azione Fascista. Giornale del Fascismo maceratese», 22 gennaio 1940, p. 3;
- Statuto della Fondazione Sagrini Onlus, 2013.
Primo dei tre figli del medico e politico Diomede Pantaleoni e di Jane Isabella Massy Dawson, Maffeo Pantaleoni nacque a Frascati nel 1857. All’età di cinque anni fu costretto a seguire il padre in esilio a Nizza. Compì la sua formazione all’estero. Tornò a Roma per frequentare l’università. Si laureò in giurisprudenza nel 1880 con una tesi che rivelava già la sua passione per l’economia (Teoria della traslazione dei tributi).
Nel 1882 ottenne il primo contratto di docenza presso l’Università di Camerino e sposò Emma Ravogli, dalla quale ebbe sei figli.
L’anno dopo ottenne un incarico presso l’Università di Macerata. Due anni dopo avviò la sua lunga collaborazione con il Giornale degli economisti, dalle cui pagine fece sentire la sua ferma posizione anticrispina, che gli costò la direzione della Regia Scuola di commercio di Bari, che aveva assunto l’anno della fondazione (1886). In questi anni diede alle stampe i Principii di economia pura (1889), opera che gli diede ampia fama e notorietà.
Allo scoppio dello scandalo della Banca Romana, fu nominato liquidatore del Mobiliare e in questa posizione poté comprendere pienamente il momento storico che l’Italia stava vivendo, riversando le sue riflessioni nel suo capolavoro La caduta della Società generale di credito mobiliare italiano (1895).
Il 31 ottobre 1895 vinse il concorso per la cattedra di economia politica a Napoli, ma i crispini lo attirarono in una trappola che lo portarono ad essere deferito davanti al Consiglio Superiore della Istruzione pubblica. Ottenne un incarico di insegnamento presso l’Università di Ginevra, ma la nostalgia della patria insieme alla forte convinzione di dover cambiare il sistema di governo italiano, lo portarono ad incitare i moti popolari e ad aiutare gli esuli socialisti.
La decennale lotta anticrispina valse a Pantaleoni l’appoggio di radicali, sociali e repubblicani maceratesi alle elezioni del 1900.
Nell’aprile del 1901 fu chiamato presso la Facoltà di giurisprudenza di Roma. Arrivava così a sedere sulla più prestigiosa cattedra italiana di economia.
Chiamato a vigilare su un progetto franco-italiano finalizzato a creare una banca mista, fu messo al centro di uno scandalo bancario. Le inchieste dimostrano la sua estraneità ai fatti, ma la violenza della stampa lo convinsero ad allontanarsi dalla politica. Si avviò una fase molto ricca sul piano delle pubblicazioni e della partecipazione a congressi scientifici di livello internazionale.
Nel 1910, morta la moglie, Pantaleoni si riaffacciò sulla scena politica con posizioni ormai molto diverse rispetto al passato. Nonostante fu uno dei tre accademici lincei a dimettersi dall’Accademia per non accettare il giuramento imposto al fascismo, Pantaleoni difese il governo Mussolini anche dopo l’omicidio Matteotti, tentando di tenere le redini della protezione bancaria.
Da tempo malato di cuore morì a Milano il 29 ottobre 1924, dopo aver tenuto un discorso presso il Congresso internazionale delle Casse di Risparmio.
- A. Bianco, Pantaleoni Maffeo, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 81, 2014, pp. 16-21
Fonti
- Archivio di Stato di Macerata (in seguito ASM; abbreviazione utilizzata anche all'interno della scheda), Archivio dell’Asilo Ricci, busta 1, fascc. 6 (Relazione storica della Direttrice Kraul Bice, 1905) e 16 (Riassunto degli avvenimenti degni di menzione dall’anno 1906 al 1924 … 1956); busta 6, fascc. 2 e 3 (Verbali del Consiglio Direttivo); busta 92 (Mandati di pagamento ed incasso, 1907-1908).
- L’Asilo Infantile Ricci nel LXXXV anno di vita (1841-1925), Tributo di riconoscenza ai benefattori nel giubileo del Regno di Vittorio Emanuele III, domenica VII giugno MCMXXV, solennità dello statuto, Macerata, Unione Tipografica Operaia, 1925;
- «Il cittadino. Settimanale cattolico», 6 giugno 1925.