Il romanzo narra la storia di un desiderio di rivalsa sociale e di indipendenza che anima le azioni di una ragazza, orfana di padre, di Pietraperzia, paese dell’entroterra siciliano, sul finire dell’Ottocento. Annuzza è poverissima, ma intelligente e si applica allo «studio con un ardore straordinario» (p. 13).
Nel romanzo, si evince come la grande speranza che infondeva coraggio alla madre e alla figlia fosse la stessa, «cioè che Annuzza potesse diventare maestra, e così – pensavano loro – mettersi in grado di guadagnare lautamente, senza star soggette come le serve e senza sfacchinare come le operaie» (p. 3).
Annuzza otterrà l’iscrizione alla scuola normale di Caltanissetta, a cui era annesso un convitto; quella necessaria per diventare allora maestra. Pasquale, il suo fidanzato, le dà il sostegno economico necessario.
La vita nel convitto e la frequenza della scuola normale rappresentano per lei un passaggio di status oltreché l’occasione per un, seppur modesto, accrescimento culturale.
Il suo desiderio di diventare maestra, opponendosi al conformismo del paese che l’avrebbe legata all’umile destino di moglie e madre, è tuttavia destinato al fallimento. Tornata a Pietraperzia, infatti, nel momento in cui pensa di poter estinguere il debito con Pasquale e recuperare totalmente la sua autonomia, è destinata a soccombere, poiché viene uccisa per mano di colui che, avendola aiutata, ne avrebbe voluto fare una sposa sottomessa per tutta vita.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
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