La novella narra la storia di una «maestrina» elementare giunta in un «paesello di mare del Mezzogiorno» (p. 644) a dirigere il locale istituto scolastico. Mirina Boccarmè, questo il suo nome, reca con sé le cicatrici di una vita di inquietudini. Il suo unico svago è assistere, finito di insegnare nel pomeriggio, da una panchina del molo, al via vai di barche. Osservando le navi che ormeggiano immagina la vita di bordo vista da fuori. Durante le vacanze estive il paesello in cui insegna si riempie di gente per la stagione balneare. Un giorno, inaspettatamente, incontra una vecchia amica di collegio, «la bella signora Valpieri» (p.646) lì per la stagione balneare. La Boccarmè, inorgogliendosi per essere guardata «con considerazione dalle signore del paese per l’intimità che le dimostrava quella bella signora forestiera» (ibid.) si convince di avere quella confidenza che invece nel collegio frequentato un tempo assieme non c’era mai stata, in ragione delle sue umili origini. La donna disprezza il luogo in cui si trova costretta a trascorrere le sue ferie estive e chiede alla maestrina di farle vedere la casa in cui abita, di fatto una parte della scuola adibita a «una cameretta e una cucinetta» (p. 646). La Valpieri punta l’attenzione su un ritratto ingiallito scoprendo così che l’uomo di cui Mirina era stata perdutamente innamorata, Giorgio Novi, era un suo cugino, ormai caduto in disgrazia, suggerendole così anche che in fondo si era salvata. Dopo essere stata derisa dall’amica per questa giovanile passione, Boccarmé, una volta cacciatala di casa in malo modo, ricorda che l’immagine di quel ritratto le era servita per sentirsi donna e che, come «tant’altre maestrine» avevano avuto «il loro romanzetto sentimentale», anche lei aveva avuto «un uomo nella sua vita» (p. 649). Per riaccendere il ricordo «di tutto il male e di tutto il bene» che Giorgio le aveva fatto, decide di aiutarlo, mettendo così fine ad anni di dolore e a una brutta esperienza.