A Barbiana, un luogo sperduto dell’Appennino toscano, matura, a partire dal 1954, un’esperienza di grande significato politico ed educativo, scaturita dalla straordinaria missione pastorale di Don Lorenzo Milani. In questo luogo, ora conosciuto come simbolo di un manifesto-accusa del sistema scolastico, sono gli allievi stessi della scuola a scrivere, sotto la guida del loro maestro, questo grido di protesta in forma di lettera. Lo spunto iniziale della stesura collettiva di Lettera a una professoressa è legato alla delusione per la bocciatura nella scuola pubblica di due compagni. La Lettera diviene così una denuncia delle numerose ingiustizie di una scuola tagliata su misura delle classi privilegiate, dominata da una prassi selettiva e discriminante nei confronti degli alunni dei ceti subalterni e dal mancato adempimento del dettato costituzionale, che vorrebbe il diritto alla scuola uguale per tutti. In contrapposizione ad una realtà scolastica classista e votata alla facile bocciatura, a Barbiana si propone un percorso educativo rivoluzionario in cui affiora il tema dell’emancipazione e della presa di coscienza di se stessi da parte di ciascun allievo, anche attraverso la conquista della parola e di un pensiero autonomo e critico sulla realtà. Nella scuola di Barbiana non ci sono banchi né lavagne, ma grandi tavoli sui quali stringersi e lavorare tutti insieme, anche facendo scuola ai compagni più giovani.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
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