La maestra Bonanni, scrittrice colta e assai raffinata, grazie anche all’incitamento dell’ispettore Antonio Silveri, raccoglie in questo agile volumetto le sue osservazioni sulla vita quotidiana nelle classi elementari delle montagne abruzzesi. Questi appunti si rivelano preziosi come testimonianza autentica e a tratti ironica delle precarie condizioni economiche dei bambini e della povertà della loro scuola. Nell’insieme, lo scritto rivela la profondità dello sguardo di Laudomia Bonanni sulla difficile realtà sociale e sulla povertà culturale del contesto. Favorita dalla condizione di isolamento nelle montagne d’Abruzzo, dove svolge il suo ruolo di maestra, l’autrice riesce a sottrarsi al dispotismo del regime fascista pesantemente presente anche nel mondo della scuola e ad esprimere le sue riflessioni in maniera realistica e spontanea, sottraendole alla censura, grazie all’aver pubblicato lo scritto presso una piccola casa editrice locale. Con sguardo empatico, Laudomia denuncia la povertà di quel mondo e le ingiustizie sociali che ne derivano, ma mostra rispetto per le usanze della gente del paese dove insegna. Su quelle aspre montagne, spesso i bambini sono costretti a lavorare sin da piccoli. La realtà della scuola elementare è assai precaria e assolutamente inadeguata. Al termine dei dieci mesi, l’autrice prende del tutto coscienza dell’importanza della sua funzione di insegnante per il futuro degli allievi e per la loro emancipazione. Si rammarica però per la sua stessa inesperienza e per i limiti del contesto in cui si è svolto il suo lavoro. «La scuola è imperfetta e noi lo siamo ancor di più. Ma sento che, sopra tutte le difficoltà, le deficienze e le impossibilità, c’è l’amore» (p. 51).
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
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