Una maestra (Denis) giunge in un paesino della montagna toscana. La classe che le viene assegnata è presumibilmente una prima elementare, a cui l’insegnante trasmette i rudimenti della scrittura in corsivo, all’interno di un’aula dotata di una lavagna girevole, di banchi a due posti in legno e di una cartina dell’Italia.
Per la sua giovane età e riservatezza, la maestra suscita la curiosità e le dicerie del paese, oltre che l’avversione delle sue tre colleghe (Auteri Pepe, Lavagna, Beretta) e della direttrice della scuola (Betrone), la quale è solita organizzare incontri domenicali con le maestre a cui la nuova giovane insegnante non partecipa.
Il sindaco (Besozzi), invece, le mostra comprensione e si prende a cuore la sua situazione, provocando così il disappunto della direttrice, che invita l’insegnante ad evitare un’eccessiva familiarità con le allieve e a mostrarsi loro come un esempio di modestia e di dirittura morale. La giovane suscita le simpatie del bidello (Riento) della scuola, anch’egli inviso alla direttrice, la quale mostra sempre più palesemente la volontà di sospendere l’insegnante dal suo incarico.
La maestrina riesce ad aprirsi con il sindaco e a confidargli della sua passata relazione con un uomo, da cui ha avuto una bambina, morta dopo pochi giorni di vita. Per questa ragione, la giovane si allontana quotidianamente dal paese per recarsi al vicino cimitero, sebbene non sappia in quale punto preciso sia sepolta la figlia, di cui non conosce neppure il nome. Il sindaco, ormai invaghito della maestra, fa delle ricerche per scoprire dove sia sepolta la bimba, così da poter mettere una croce con un nome sulla sua tomba. Scopre, invece, che la bambina è ancora in vita ed è proprio una delle alunne della maestra.
Dopo un iniziale sconvolgimento emotivo, l’insegnante accoglie con commozione e amore la figlia ritrovata (Lucarelli) e decide di lasciare con lei il paese. Mentre le due si stanno recando in diligenza verso la stazione ferroviaria, il sindaco le raggiunge per partire con loro.
Il film è un remake dell’omonima pellicola del 1933 di Guido Brignone.
Il film è stato girato negli stabilimenti di Cinecittà, ma alcune scene in esterno sono state riprese al lago d’Orta.
Fonti
D. Niccodemi, La maestrina. Commedia in tre atti, Milano, Garzanti, 1918.
R. Chiti, E. Lancia, Dizionario del cinema italiano, I Film, vol. I, Roma, Gremese, 1991, pp. 193-194.
M. Gromo, Davanti allo schermo. Cinema italiano 1931-43, a cura di G. Rondolino, Torino, Editrice La Stampa, 1992, pp. 43-44.
R. Casapullo, Maestri e maestre nella prosa letteraria dell’Ottocento, in V. Fiorelli (a cura di), La nazione tra i banchi. Il contributo della scuola alla formazione degli italiani tra Otto e Novecento, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2012, pp. 305-318.