L’intervista, dalla durata di 47:02 minuti (link: https://youtu.be/nDID6EpaB28), si focalizza sul percorso scolastico di Daniele Ficozzi. Nato il 9 febbraio 1960 a Firenze, Ficozzi vive attualmente a Sesto Fiorentino, dove lavora presso l’ufficio personale dell’Intesa San Paolo. Fino al 1968 ha vissuto con i genitori, i nonni materni e il fratello minore a Firenze; si è successivamente trasferito a Scandicci.
Ficozzi ha cominciato il suo percorso scolastico con la scuola dell’infanzia, che ha frequentato per due anni. Conserva un ricordo vago di quel periodo, anche se definisce quel luogo più un “parcheggio” che una vera e propria istituzione educativa (Bonetta 1990, 40-50). Rimarchevoli erano le passeggiate con il nonno che, nel tragitto casa-scuola, gli ha insegnato a leggere attraverso le insegne dei negozi. Afferma quindi di aver cominciato la scuola già edotto nella lettura, anche se non ricorda quali fossero le sue competenze nella scrittura. Ha iniziato a frequentare le scuole elementari presso l’istituto “Niccolini” di Firenze, dove venne iscritto in una classe maschile. In terza elementare, quando si trasferì a Scandicci, cambiò scuola e fu iscritto in una classe mista. In quarta e in quinta, a causa della carenza di spazi, la sua classe trovò spazio in aule di fortuna ricavate da fondi di negozio (Galfré 2017). Ficozzi ricorda il trasferimento come indolore e privo di traumi, facilitato, del resto, dalla presenza della cugina nella sua nuova classe. Un altro elemento che sembra abbia giocato a favore è stata la minor rigidità della nuova scuola: mentre al “Niccolini” gli alunni erano tenuti a trascorrere la ricreazione seduti al proprio banco (dove consumavano la merenda, soprattutto, ricorda Ficozzi, quelle di marca “Buondì” e “Kinder Brioss”) e vigevano ingressi separati per maschi e femmine, a Scandicci queste distinzioni non esistevano, e durante la ricreazione gli alunni potevano alzarsi dal banco e scambiarsi le figurine. Poiché entrambe le scuole erano vicine a casa, vi si recava a piedi, con il fratello.
Per quanto riguarda la didattica, le lezioni erano prettamente frontali, anche se in quarta elementare la maestra chiese agli alunni di condurre, a gruppi, delle interviste agli abitanti di Scandicci sulla pena di morte. L’argomento, salito alla ribalta grazie al dibattito che in quegli anni ferveva in merito alla pena di morte negli USA, era, secondo Ficozzi, particolarmente sentito. Ripercussioni sulla programmazione scolastica furono esercitate anche dallo sbarco sulla Luna, avvenuto nell’estate tra la sua terza e quarta elementare e in onore del quale la maestra assegnò agli alunni alcune ricerche sulla geografia del satellite. Raramente, tuttavia, la classe svolgeva lavori manuali. Alle sue maestre – la signorina Rotelli al “Niccolini”, la signorina Ardù nel triennio successivo – dava del Lei. Di entrambe conserva comunque ricordi positivi, perchè, sostiene dal m. 44.31 «secondo me, la maestra è quella che ti fa piacere o non piacere la scuola. Io ho avuto fortuna perché ho avuto tutte maestre che mi hanno incoraggiato a fare le cose, poi la scuola m'è piaciuta». In entrambe le scuole, le lezioni duravano dalle 8.30 alle 12.30; a casa, dove erano presenti la madre, casalinga, e i nonni, pensionati, conservavano la tradizione di pranzare tutti assieme, con il padre che tornava appositamente da lavoro.
Nel pomeriggio, dopo aver svolto i compiti, usciva a giocare con gli amici o leggeva; raramente guardava i programmi televisivi per ragazzi. Era solito invece guardare “Carosello”, finito il quale andava a dormire (Bravi 2021). Pur condividendo la camera da letto con il fratello minore, afferma di non aver mai avuto problemi a trovare uno spazio adatto dove studiare, in quanto la casa era abbastanza grande. Tra i compiti da svolgere a casa ricorda soprattutto lo studio delle poesie, i temi e i problemi di matematica. Riconosce, tuttavia, di non aver mai avuto bisogno di studiare molto, né alle elementari, né nel prosieguo, in quanto riusciva a ottenere buoni voti ascoltando la lezione. Questa capacità, secondo Ficozzi, gli ha tuttavia precluso l’acquisizione di un metodo di studio, evento che, a suo dire, ha condizionato la sua carriera universitaria. Ha svolto attività sportiva per due anni alle scuole medie, quando, spronato dai successi delle pallavoliste di Scandicci che, allenate dal suo stesso professore di educazione fisica, giocavano in serie A, si iscrisse ai corsi di questa disciplina.
Della scuola media ricorda, soprattutto, il professore di italiano del primo anno, con cui aveva legato molto e che morì nel disastro di Punta Raisi del 1978. Successivamente, ha frequentato il liceo scientifico, sempre a Scandicci; qui, ricorda, i lavori di gruppo erano molto frequenti, e dettati dalla necessità di dover consultare le enciclopedie, che non tutti possedevano. Lungi dall’esser organizzati dai professori, i gruppi si strutturavano su impulso degli studenti, che si aggregavano con quelli che abitavano più vicino a casa loro: «eravamo abbastanza settari, i gruppetti erano sempre gli stessi», rievoca al m. 29.32. Eletto più volte rappresentante di classe (era stato approvato il DL 416/1074 che introduceva la rappresentatività degli studenti), stava partecipando a una manifestazione studentesca a Firenze quando giunse la notizia del sequestro di Aldo Moro. L’evento condusse allo scioglimento della manifestazione, al termine della quale lui e un suo compagno di classe si incamminarono a piedi verso Scandicci (Galfrè 2017). Per quanto riguarda, invece, l’esame di maturità, Ficozzi ricorda di aver svolto, agli scritti, il tema di italiano e la prova di matematica; all’orale, potendo portare due discipline, scelse di prepararsi su scienze e storia. Dopo il liceo scientifico, al termine del quale era riuscito a diplomarsi con il massimo dei voti, si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria, con scarso successo: e infatti, dopo aver svolto il servizio militare, abbandonò il corso di laurea, trovando lavoro grazie a un corso di programmatore svolto qualche tempo prima.
Fonti
G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.
L. Bravi, La televisione educativa in Italia. Un percorso di storia sociale dell'educazione, Roma, Anicia, 2021.
G. Bonetta, La scuola dell'infanzia, in G. Cives (a cura di), La scuola italiana dall'Unità ai nostri giorni, Firenze, La Nuova Italia, 1990, pp. 1-54.
P. Causarano, Riforme senza storia. Insegnanti di storia e reclutamento professionale nella scuola italiana all’inizio del millennio, «Italia contemporanea», vol. 286, 2018, pp. 239-256.
M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.
S. Oliviero, La scuola media unica: un accidentato iter legislativo, Firenze, CET, 2007.
Fonti normative
Legge 5 giugno 1990, n. 148, Riforma dell'ordinamento della scuola elementare. (GU Serie Generale n.138 del 15-06-1990), permalink: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1990/06/15/090G0183/sg.
LEGGE 28 marzo 2003, n. 53, Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale. (GU Serie Generale n.77 del 02-04-2003), permalink: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2003/04/02/003G0065/sg