Si tratta di un romanzo autobiografico nel quale la protagonista, Rita, una ragazza dal «carattere indomito e ribelle» (p. 83), ripercorre una parte della propria vita. Avviata agli studi dal padre e spinta anche dalle necessità economiche della famiglia, nei primi anni del Novecento, accetta il suo primo incarico da maestra in un luogo lontano da casa. Ancora ingenua e immatura, il matrimonio e la maternità la costringono ad abbandonare momentaneamente la scuola. A causa della precaria situazione economica e della incostanza nel lavoro del marito, ben presto assumerà di nuovo il suo ruolo di maestra. Se questo impiego da un lato diventa la chiave per l’affermazione della propria identità sociale e per l’emancipazione professionale e personale, dall’altro confligge con il suo ruolo di madre, poiché le impedisce di dedicarsi ai figli che mal volentieri affiderà nelle mani di povere donne e balie improvvisate. Con il passare degli anni e la maturazione di una maggiore consapevolezza, Rita cerca di ribellarsi sempre più ad una realtà complessa, nella quale si trova alle prese sia con i condizionamenti dell’ambiente clericale sia con le soverchierie del sindaco da cui dipendeva allora il suo incarico. I pregiudizi sociali, a causa dei quali sente di non avere alcun margine di autonomia di idee e comportamenti, come «una schiava colle mani e i piedi legati» (p. 171), rappresentano un ulteriore ostacolo verso la sua emancipazione.