Il documentario intende presentare l’innovativo approccio pedagogico e didattico del maestro Alberto Manzi, alternando gli interventi esplicativi di Alessandra Falconi, responsabile del Centro Alberto Manzi di Bologna, a filmati in cui lo stesso Manzi opera con i bambini. Il documentario è diviso in sei episodi. In ognuno compare un esperto che aiuta ad approfondire un aspetto della didattica del maestro.
Nel primo episodio, “Misurare il perimetro delle nuvole”, la Falconi introduce Maria Arcà, ricercatrice del CNR, biologa e collaboratrice di Manzi, la quale fa notare come il maestro educasse i bambini a pensare, attraverso il gioco e gli esperimenti concreti. Ad esempio, Manzi spiegava il processo di formazione delle nuvole, a partire dalle goccioline di acqua che si condensano. Poi, insegnava a misurarne il perimetro, utilizzando fagioli, quadratini o stecchini in scala, come unità di misura per avvicinare i discenti alla geometria.
Nel secondo episodio, “Nessun uovo è perfetto”, si parla della “tensione emotiva”, che secondo Manzi era la capacità del maestro di saper tenere viva l’attenzione dei bambini e di saper stimolare i loro interessi. L’esperto Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo, partendo dalla curiosità infantile, introduce la morfometria, ossia lo studio delle forme degli animali e di ciò che questi producono.
I temi del terzo episodio, intitolato “Semi di meraviglia”, sono la biodiversità e lo studio dell’ambiente. Secondo Manzi, i bambini avevano diritto ad imparare a ragionare come gli scienziati. È ancora la biologa Maria Arcà a raccontare come nella classe di Manzi si organizzassero piccole escursioni per studiare l’ambiente: il terreno, gli animali, ma anche i semi. Egli mostrava come da una piccola entità, come il seme, avesse origine un ciclo vitale che conduceva alla nascita di una pianta.
Nel quarto episodio, “Per 1000 parole”, viene mostrato un video in cui Manzi fa disegnare ad alcuni bambini particolari diversi del volto, affermando che per il maestro era fondamentale combattere il razzismo. Marco Aime, antropologo culturale e docente universitario, prende spunto dalla lezione di Manzi per sostenere che la diversità può diventare un mezzo per divertire e che il razzismo non è un atteggiamento innato, ma viene inculcato, per esempio con pregiudizi.
Nel quinto episodio, “Disegnare il mondo”, si racconta come, per Manzi, ogni concetto fosse un processo creativo da realizzarsi con l’esperienza. Riccardo Morri, presidente dell’Associazione italiana insegnanti di geografia e docente universitario, presenta la propria disciplina come materia che si presta ad essere appresa con l’esperienza. In particolare, le mappe sono strumenti che i bambini possono realizzare personalmente, imparando a mettere insieme testi e disegni per produrre una rappresentazione.
Nel sesto episodio, “Geometria per ali di farfalla”, partendo da un video in cui Manzi mostra alcune forme ad un gruppo di bambini e chiede loro di riconoscerle, si fa notare quanti elementi geometrici si possono trovare in natura, ad esempio nelle ali di una farfalla. Per questo, si sottolinea l’importanza di una formazione capace di mettere i bambini nella condizione di saper classificare, saper individuare delle proprietà e saper pensare per proprietà.
Fonti
A. Manzi, Non è mai troppo tardi. Testamento di un maestro. L’ultima conversazione con Roberto Farnè, Bologna, EDB, 2017.
M. Aglieri, “Il maestro con la classe più grande del mondo”. Le rappresentazioni della pedagogia di Alberto Manzi nell’intervista TV buona maestra (1997) e nella fiction Non è mai troppo tardi (2014) in P. Alfieri (a cura di), Immagini dei nostri maestri. Memorie di scuola nel cinema e nella televisione dell’Italia repubblicana, Roma, Armando, 2019, pp. 129-154.