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Le mie prime esperienze magistrali

Editore:
Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
Luogo di pubblicazione:
Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
Codice ISSN:
2785-4485
Autore della scheda:
DOI:
10.53167/266
Scheda compilata da:
francesca.pizzigoni
Pubblicato il:
16/09/2021
Tipologia:

Edizione

Titolo prima edizione:
Le mie prime esperienze magistrali
Editore prima edizione:
Tip. Salvatore Piccitto
Città di pubblicazione prima edizione:
Ragusa
Anno di pubblicazione prima edizione:
1921
Numero di pagine:
37

Indicizzazione e descrizione semantica

Identificatori cronologici:
1910s

Il volume si configura come una riflessione sui bisogni specifici della scuola rurale. Convinta delle teorie educative studiate al corso magistrale, l'autrice durante il suo primo incarico in una scuola rurale si trova a scontrarsi con la realtà. Nella sua aula modesta (di cui non rende noti località e anno scolastico), a contatto con i suoi alunni di classe mista, comprende l'inutilità delle «lezioni cattedratiche che aveva imparato a memoria» (p. 17). Si rende conto che servono metodi concreti, vicini alla vita quotidiana di quegli alunni di campagna i cui desideri sono «semplici come l’ambiente in cui sono vissuti, la loro intellettualità povera, il loro patrimonio linguistico limitato» (p. 20). Sente la responsabilità di trovare un modo per far nascere l’amore per lo studio: progetta lezioni di 20 minuti, sceglie di non fare corse per soddisfare il programma e di ripetere più volte un medesimo concetto per facilitarne l'apprendimento. Prova a far ricorso alle lezioni di cose (p. 29) partendo dalla lezione sulla pecora affinché fosse un tema vicino all'ambiente noto agli alunni stessi. Le difficoltà incontrate, la diffidenza delle famiglie, lo svuotarsi della classe in primavera, fanno osservare all'autrice «tutto quanto nei centri evoluti si svolge in un anno, nelle scuole rurali se si vuole agire efficacemente deve essere fatto in due» (p. 32). La riflessione diviene un richiamo allo Stato: «la scuola rurale richiede pregevole attenzione da parte dello Stato e i mezzi per ben condurla dovrebbero concedersi a profusione dove il bisogno urge. Invece ironia della sorte con preferenza si elargiscono somme per materiale didattico e sussidi scolastici nei centri» (p. 32). L'autrice comprende come «il povero popolo rurale non ama l’istruzione perché non intuisce i vantaggi che essa apporta» (p.33). E conclude affermando che  «per queste scuole rurali è indispensabile uno speciale regolamento, da adattarsi ai bisogni del luogo» (pp. 34-36).

Contenuto pubblicato sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0 Internazionale