Ananìa è un bambino abbandonato dalla madre, Olì, una donna che ha lasciato tutto per inseguire il suo amore. Un amore “impossibile” nei confronti di un contadino già sposato e che il piccolo protagonista del romanzo della prima donna italiana Premio Nobel della letteratura non conoscerà mai, almeno fino a quando la madre lo conduce fino alla soglia del mulino dove lavora il padre, e lì fa perdere le sue tracce. La formazione del fanciullo, tra Nuoro, Cagliari e Roma, trascorre alla ricerca di quella figura materna, assente e costante, ma anche all’insegna dell’amore per Margherita. L’ambiente scolastico è naturalmente teatro della crescita di Ananìa, che si dimostra sempre il primo della classe e riceve una formazione rigida, specie a causa della sua travagliata storia personale. Sconvolge a scuola il suicidio di un giovane maestro, «pallido, molto allegro», atto estremo che si lega proprio a quello di Olì e che permetterà ad Ananìa, forse, di affrancarsi un giorno da quella vana ma insopprimibile ricerca.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
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2785-4485
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