buongiorno questa mattina sono in compagnia di una mia cara collega in pensione della scuola primaria presente ciao è un piacere ritrovarti mi chiamo francesca panzica e ho sempre lavorato nell'istituto comprensivo di lastra signa prima come insegnante poi negli ultimi due anni sono ho accettato mio malgrado diciamo e dopo magari spiegherò anche il motivo di questa affermazione il distacco come come vicaria dovesse in a francesca e dal mio cento si sente che non solo toscana sono nata a belluno nel veneto però sono cresciuta tra belluno e padova dove ho studiato anche i cani degli studi ovviamente come tutti i bambini a sei anni prima elementare si chiamava così all'epoca alla scuola dopodiché ho proseguito con le medie che da poco tempo erano cambiate ero diventata la scuola media unica e poi l'istituto magistrale e alla fine l'università che ha avuto però un percorso un po particolare che magari possono raccontare dopo francesca anzi che disegnava di diventare dieci anni sinceramente lo ricordo poco e mi ricordo base a quello che mi raccontava anche la mamma che qualche volta ho ho detto che mi sarebbe piaciuto diventare la maestra però diciamo che il ricordo più forte che o magari maturato un pochino più avanti a era quello di diventare una giornalista o in qualche modo insomma avere un lavoro che mi permettesse di viaggiare conoscere persone fin da piccola ayo manifesti stato sempre un grande amore per le lingue perché ho continuato poi anche nelle mie scelte successive francesca ti ricordi che all'epoca si iniziava il primo ottobre era proprio un giorno particolare il giorno dei remigini mi sembra lo chiamassero per proprio per questo quindi un periodo totalmente diverso rispetto ad ora ripercorrendo un po la tua infanzia ti ricordi la tua classe alle immagini si o delle immagini immagini che molto spesso ripreso anche durante le attività di formazione con con gli insegnanti perché in sostanza la classe che io ho frequentato non era a livello architettonico così diversa in fondo da quelle che sono le aule di oggi l'unica differenza quale poteva essere che c'era una cattedra appoggiata ad una pedana quindi l'insegnante era che visivamente e fisicamente superiore agli alunni i banchi erano fissi di legno e erano due a due quindi sistemati tutti in posizione frontale e cosa particolare avevano seggiolino che salva vista abbassava e dopo magari ti posso anche raccontare particolare su questo dove si trovava appunto nella tua scuola francesca la mia scuola era ed è tuttora a padova nel quartiere dell'arcella allora parliamo adesso della tua scuola gli spazi le discipline materiale scuola bastico con era strutturato una giornata tipo allora partiamo da giocarsi se all'epoca [Applauso] ovviamente e si facevano solo quattro ore di lezioni si entravano le otto e mezzo si usciva alle 12 30 con una breve ricreazione intorno alle dieci e mezzo un po come ora no assolutamente no no ma addirittura io ho lasciato il veneto negli anni 80 e il tempo pieno nel veneto non esisteva esistevano solo alcune realtà sperimentali con la mensa o anche senza mese i bambini tornavano a casa e poi rientravano la scuola nel pomeriggio ma solamente in zone montane oppure zone fisicamente inaccessibili ecco per cui io sono arrivata in toscana con un'idea del tempo pieno che non era quella del che poi ho trovato anche perché il tempo pieno che c'era a livello sperimentale era un tempo pieno molto arricchente con sport attività creative mentre quando sono arrivata in toscana io ho trovato un tempo pieno di ore di bambini seduti è sia quello che si è il riproduttore purtroppo esatto se ne è cambiato molto purtroppo le discipline erano più o meno quelle di ora anche se non c'era un orario scolastico per lo meno noi non lo percepivamo come bambini non erano ben cadenzati venivano gestite così dal dalla maestra diciamo che c'era molto spazio soprattutto per la lingua italiana e la matematica le altre discipline erano un po in secondo ordine è una cosa che io ricordo in maniera molto forte e che faceva parte dell'arredo scolastico di ogni aula era un altarino e all'inizio della mattina e alla fine della giornata c'erano le preghiere ecco questa è una cosa che ricordo in maniera molto forte ma rimasta che ti è rimasta sì qui posso anche raccontare anche una piccola cosa giusto per far notare come certe cose rimangono anche nel nella mente dei bambini all'epoca la maestra aveva due figli che frequentavano l'università e in tutte le volte che avevano un esame le preghiere raddoppiavano perché dovevamo pregare per perché l'esame andasse bene infatti dopo tanti anni ho incontrato e gli ho chiesto di ringraziarmi perché sinora merito mio beh sì però insomma era un tipo di scuola sinceramente molto anacronistico ecco non invece il materiale scolastico materiale scolastico e può far ridere il fatto che ho iniziato la prima elementare usando non la penna ma il pennino con la cannuccia non ho pensato di portarlo per farlo vedere perché io ce l'ho ancora è un reperto archeologico che io conservo e quindi avevamo questa cannuccia questo pennino e sui banchi c'erano 22 fori in cui era inserito il calamaio e la mattina il custode passava in tutte le classi con un contenitore per versare l'inchiostro dentro il calamaio e mamme di solito costruivano cucivano un oggetto tondo che serviva per pulire il pennino via via perché ovviamente anche il minimo granello di polvere rovinava la scrittura e successivamente a questo mi ricordo che ho fatto solo la prima col pennino perché poi è stata inventata la penna stilografica e quindi ho continuato con la penna stilografica la penna bic è arrivata molto dopo queste memorie sono molto belle da riportare no anche ai nipoti anche lui di certo che sì che abbiamo vissuto c come la nostra scuola è in allestimento anche per loro certo poi avevamo la cartella non lo zaino all'epoca non si usava la cartella con le bretelle in ogni caso e si portava sulle spalle dei giganti quella rigida che si poteva mettere sotto il banco a ecco perché allora il tuo banco se senti francesca invece dei tuoi compagni di scuola che ricordo hai con alcuni ancora continui ad avere delle relazioni ce li vedete se c'è da dire che all'epoca in quella scuola non so se fosse dappertutto così ma lì era così le classi erano o femminili e maschili non c'erano classi miste infatti un altro piccolo ricordo gioioso era quando mancava la maestra perché all'epoca i supplenti in un non c'erano venivamo divisi tra le classi e e a noi piaceva molto l'idea di andare nelle classi dei maschi e perché lei era ero la cosa totalmente fuori dal normale ecco quindi è una cosa particolare che fa parte dei ricordi è il fatto che io ho iniziato la prima elementare con altre 39 compagni eravamo i 40 in classe mamma mia io pensavo fosse un ricordo ovviamente sbagliato però ho ritrovato una mia compagna di classe dell'epoca e me l'ha confermato eravamo in 40 e siamo arrivate però in quinta praticamente in 20 quindi venivano cioè c'erano molte bocciature all'epoca durante il pesante sospensione scola molta dispersione scolastica abbandono si prevede il trasferimento o perché la scuola a quei tempi non gli davano tanto valore ma io sinceramente non lo so perché io frequentato negli anni sessanta quindi era erano gli anni anche un po del boom economico io credo che la dispersione fosse dovuta soprattutto alle bocciature ecco perché era una scuola altamente selettiva all'epoca raccolti mi francesca la tua giornata tipo della mattina indaga scuola o ritorna da casa si è aggiornata noi all'epoca rispetto ai bambini di oggi eravamo molto più autonomi perché andavamo a scuola a piedi io facevo quasi due chilometri a piedi la mattina per per arrivare a scuola e lo stesso tornavamo a piedi raramente i miei genitori mi venivano a prendere francese ai tempi invece adesso non si può fare è infatti è una cosa che secondo me anche abbastanza negativa perché non stiamo crescendo dei ragazzi che sono poco responsabili e poco autonomi e su questo la scuola dovrebbe poi dovremo rifletterci tutti come educatori anche qui è come genitori certo sì già iniziale della timori del mattino affetti da fisica e se sì quindi a piedi fino a scuola mi compravo la merenda quindi anche mister se ti mancava di materiale scolastico o se mancava qualcosa sì perché trovavo già aperto ma in genere erano molto attenti i miei genitori piccola per piccolo particolare con sempre raccontato anche i miei alunni proprio per cercare di dargli anche delle buone abitudini la sera a casa mia si controllava che la cartella fosse sempre a posto e mio padre mi faceva aprire anche l'astuccio dovevamo controllare che non mancasse niente dentro l'astuccio e dovevamo appuntare tutti i colori in maniera tale che non ci fossero perder tempo da far perder tempo anche ai miei compagni alla maestra scuola quindi c'era un rituale proprio ebbene moglie ottenuta le buone abitudini partono dalla famiglia e si è quindi la mattina arrivava a scuola poi alle dodici e mezzo tornavo a casa mangiavo lo facevo i compiti perché c'erano ogni giorno e poi generalmente giocavo non so anche questo se fosse un abitudine solo di casa mia o forse un abitudine del tempo non non usava andare nelle case degli altri a giocare e quindi non italiani decorazione no compagni di classe no ma è un fatto con i bambini vicini generalmente attraverso attraverso una rete avevamo i giardini confinanti e giocavamo così attraverso la rete e quindi oppure giocavo molto da sola ricevo i tassisti e unica francesca è stata figlia unica fino a 9 anni ecco poi è nata mia sorella però c'era una grossa differenza di età quindi è lo sa bene anch'io di una sorella è nata dopo 12 anni se quindi eravamo due filippini che in sostanza [Risate] si io mi ricordo era un po che infastidita dir la verità è comunque è che i primi tempi perché mi veniva molto delegata l'assistenza mia sorella mentre io preferivo magari far altro se io sono sempre stata una grande lettrice per cui fate mia madre mi diceva sempre era un po difficile trovarsi senza un libro in mano quindi quindi la passione per i libri sempre rimane se sì per la lettura in generale si se la scuola francesca certo nero avevamo tutti il colletto bianco e un fiocco azzurro ma cambia ma via via questo fiocco il colore o no rimane o no ci rimaneva sempre per cinque anni azzurro da una uguale sia per il crimine che per i maschi non c'erano differenze di scrivermi un po il tuo percorso di studio fino ad arrivare al tuo primo giorno di insegnante sì allora dopo la scuola elementare so passata alla scuola media che era praticamente a fianco quindi mi sono trovata catapultata in un mondo completamente diverso da quello che avevo frequentato fino alla quinta con richieste molto spesso anche incomprensibili la scuola devo dire che i miei genitori mi hanno fatto frequentare quella scuola media rispetto ad un'altra scuola media più vicina a casa perché era l'unica all'epoca che aveva l'insegnamento dell'inglese che era una novità perché tutte le scuole all'epoca avevano precise come lingua straniera ricordo che mio padre disse ma questa inglese potrebbe essere anche utile un altro giorno chissà in fondo abbiamo anche dei parenti in america e questa cosa dato inizio praticamente anche al al mio amore per l'inglese perché in questa scuola media i primi anni ho avuto un insegnante di inglese molto terribile perché lo ricordo ancora però mi ha insegnato molte cose a lui devo ad esempio l'utilizzo del feto fonetico internazionale nelle elezioni che poi ho utilizzato anch'io con i miei alunni che poco viene insegnato normalmente nella scuola quindi scuola media con [Musica] una preside molto rigida e insegnanti molto rigidi e ambiente in generale molto rigidi rigidità da militari a classe si è quasi da militare posso raccontare un esempio erano cominciavano gli anni della contestazione intorno al 68 io nel 68 avevo 12 anni e la seconda media nella scuola media noi non poter noi donne donne non potevamo portare i pantaloni erano vietati tra l'altro mia madre era stata richiamata anche nella scuola primaria elementare dalla maestra perché io a volte andavo a scuola con i pantaloni sotto il grembiule io venivo dalla montagna quindi in montagna i pantaloni erano una cosa normalissima fu richiamato perché non era era disdicevole e portare i pantaloni e ricordo io sono stata sempre con un temperamento un pochino a ribelle ricordo di aver creato una piccola sollevazione popolare di essere andata insieme ad altre due compagne di classe dalla preside della scuola me scuola media si per chiedere che almeno nelle gite ci fossero permessi i pantaloni ed è stata una piccola conquista questa qui è perché poi sono entrati anche i jeans famosi ed è fra l'altro nella scuola media si portava il grembiule all'epoca addirittura si legge che se poi me lo sapevano non è sentito è lì da noi si si portava un grembiule senza fiocchi senza niente molto spesso aperto e il grembiule e lo si era obbligatorio anche all'istituto magistrale il primo anno era obbligatorio e tanto per far capire come la storia delle donne sia stata sempre difficile noi ragazze è l'istituto già dalla scuola media alle magistrali c'era anche la presenza maschile magari alle magistrali pochi ragazzi ce n'erano solo due in classe mi ha però c'erano erano classi miste ecco noi ragazze dovevamo entrare in classe la mattina dieci minuti prima per levarci cappotto e metterci grembiule che veniva lasciato a scuola peso e questo perché in qualche maniera dovevamo salvaguardare i ragazzi dalla vista di noi che ci toglievamo un cappotto permetterci un grembiule che poi tenevamo aperto fra l'altro per cui mi c'era altra piccola ribellione era un rappresentante di classe abbiamo abolito abbiamo chiesto di abolire questi dieci minuti prima e via via si è abolito sì perché perché frena mentre lo portavano solo noi ragazze i ragazzi il giusto quindi abbiamo ottenuto anche questo è di quante memorie che sto scoprendo oggi se non ora che da questo punto di vista siamo state aperte delle strade già un altro italo mia seppi quando sia entrata di ruolo francesca sono entrata di ruolo nel 1982 e dunque l'istituto magistrale all'epoca durava solo quattro anni quindi a 18 anni ho fatto l'esame di maturità e poi ho cominciato a fare supplenze ecco io torno un attimo indietro mi avevi chiesto il mio percorso scolastico alla fine della scuola media io non avevo nessuna intenzione di fare nelle magistrali l'idea era sempre quella del o del giornalista oppure nel frattempo era entrato anche l'archeologo come com'è possibile e il mio desiderio era fare il liceo classico però la mentalità dell'epoca era diversa i licei erano visti come delle scuole che non davano niente in mano mentre la mentalità della della famiglia era quella di far studiare un figlio perché prende avesse qualcosa da mettere in tasca spendibile per il futuro e con un diploma si poteva farlo con con la maturità liceale invece era c'era l'obbligo dell'università e quindi i miei genitori hanno molto insistito perché io facessi le magistrali mi sono iscritta alle magistrali quindi controvoglia devo dire la verità però sono sempre andata bene via via ho cominciato ad apprezzarle alla fine delle magistrali non era ovvio interesse andar a disegnare perché mi sono iscritto all'università magistero materie letterarie e l'interesse era ovviamente altro decisamente dice poi questa passione per l'insegnamento francesca chi te l'ha trasmessa oggi a via due nota è nata da sola ho cominciato a fare supplenze ma non ero contenta anche perché la vita del supplente è brutta ora all'epoca lo era ancora di sì anche perché a differenza di ora se stavi male ad esempio tu dovevi andare lo stesso a lavorare perché altri mezzi e fini vi infonde graduatoria in fondo alla graduatoria e poi non venivi chiamata più io ricordo ancora l'ossessione delle telefonate mattutine perché magari quella mattina avevo deciso di andare all'università c'era un corso che mi interessava a seguire mi toccava rinunciare e la all'epoca la figura dello studente lavoratore era l'intento non era molto comune ecco non non ero tanto facile poter lavorare studiare nell 82 ho fatto il concorso anche questo obbligata dei miei genitori perché non aperto non fiero interessata all insegnamento l'ho superato però a padova e non sono riuscita ad avere il posto subito perché la pa dove pur essendoci tante scuole la presenza degli studenti universitari faceva sì che molti tentassero quella strada col mio stesso punteggio la mia amica dal treviso invece è riuscito a passare di ruolo era è mia intenzione fa il concorso a treviso perché sapevo di questa cosa però per i miei genitori era inconcepibile che io andavo fuori della mia città la mia famiglia era un po molto di tipo patriarcale ecco quindi non ho dovuto farlo a padova e questo ha significato andare continuare a fare supplenze poi ho avuto però due incarichi annuali e con gli carica annuali poi sono riuscita ad entrare ad avere posto facilmente ti ricordi francesca il tuo primo giorno di scuola docente di ruolo allora da docente di ruolo non me lo ricordo però mi ricordo il mio primo giorno di supplenza perché fu una cosa tragica veramente ricordo che fui mandata praticamente del tutto impreparata perché sia l'istituto magistrale si faceva il tirocinio però fare tirocinio significava andare a fare una lezione in una classe qualche volta io non ho mai fatta una ecco quindi è quindi il primo giorno in questa classe era una classe particolarmente difficile e ragazzi con grossi problemi di comportamento mi resi conto dinho di non saperlo gestire di non saper far niente quindi scesi le scale o mezzogiorn amento quasi con le lacrime agli occhi andai a bussare dal direttore didattico direttore didattico che era un signore anziano un po burbero però avevo notato che aveva una marcia in più mi sedetti davanti e gli dissi buongiorno direttore io sono al mio primo giorno di supplenza ma io mi sto rendendo conto che io non so fare l'insegnante mi aiuti lei probabilmente questa cosa l'ha colpito e lui mi ha detto non si preoccupi e si è alzato ha dato a prendere due tre libri fra l'altro due tre libri quelli dai ma sicuramente no particolarmente importanti perché uno di quelli era lettera a una professoressa l'altro libro era degeri quindi libero diciamo libri già innovativi all'epoca non è clima cambia quindi lega questi e poi ne parliamo e fra l'altro ecco ho cominciato lui mi ha seguito molto mi ha dato una mano e via via sono riuscita quindi ad entrare tra mille errori ovviamente però i corsi pensano sono entrata poi di ruolo non a padova ma a conegliano veneto dove nel frattempo mi ero trasferita ed ho avuto l'immensa fortuna di avere come dirigente scolastica e cinzia mion che è molto conosciuta tuttora come come formatrice che per me è stata una maestra è un'amica tuttora è un'amica molto grazie a una pila di francesca ancora sta e formatrice sì io sto continuando a fare formazione attualmente però spostato i miei interessi i dati capo lette tecnologie che ho sempre portato avanti alla didattica inclusiva collaboro con il gruppo elica dell'università di parma che si occupa proprio di accessibilità per bambini con bisogni linguistici specifici quindi sto è un altro tipo di avventura ma sto continuare due suite e mesi l'anno e la scuola dopo quanti anni estasi andata in pensione dopo quasi 43 anni 42 anni e mezzo 40 anni 6 mesi e 3 giorni mi passi ed ha una vita francesca all'avanguardia sempre un passo avanti sento un passo in più esperta di tecnologie nella didattica e dell'insegnamento delle lingue parlarvi della tua esperienza quella classe 2.0 allestito comprensivo di lastra a signa allora diciamo che la classe 2.0 è arrivata dopo tanti anni e di di lavoro personale con le tecnologie quindi è stato un po il coronamento e fra l'altro è arrivata in un momento in cui io ero già anche in parte distaccata come vicaria quindi diciamo che è cresciuta forse sì diciamo che rispetto alla classe 2.0 io ricordo con con con più passione gli anni che l'hanno preceduta ogni immagini di the bellissima perché la mia prima volta che sono entrata in questo istituto sono venute da te perché i tempi ed i di kharja e rapisce placide e sono entrata in questa classe in questa calata in quest'aula che non avevo mai visto tutte le scuole dove sono a fare supplenze quindi un ricordo di te sempre con una docente prof sempre avanti nel rimaste e ti prendo sempre come punto di riferimento nella mia crescita professionale perché un bellissimo ricordo che ringrazio perché è bello ho un bel ricordo di quella oro infatti io ho una fotografia che che conservo di una situazione particolare del creata nell'aula all'interno di una sperimentazione perché quell'aula fra l'altro augurami risultano non esista più ecco per voi una classe terza esatto infatti uno dei motivi per cui è uno dei motivi per cui non a parte va bel po video non si potrebbe ma comunque è uno dei motivi per cui non torno a salutare le collega a scuola o da sempre detto ci vediamo volentieri fuori però non non desidero tornare proprio perché il mare è stato praticamente demolito quello che era un sogno ha ceduto per anche se si si io ho lavorato tanto per avere quell'aula perché gran parte delle cose che c'erano dentro erano cose che ero riuscita a far acquistare tramite la partecipazione ai vari progetti erasmus perché ne ho fatti tanti si chiamavano comenius prima o sperimentazioni in cui ho lavorato in prima persona una delle lavagne interattive dopo è stata cambiata ma una delle lavagne interattive l'aveva vinta ad un concorso quindi c'era avevo investito tanto in quella ozzy e da parte tua che anche se si sa se anche perché esistono ancora i video di alcune sperimentazioni che fa con indire oppure con european schoolnet che addirittura fatte quando c'era ancora quella vecchia aula al primo piano dove si sperimentano con materiali che praticamente avevo reperito in qualche maniera ma non erano della scuola della scuola e ce n'era solo uno c'era lorella operativa e computer lavorando in apprendimento cooperativo io ero riuscita ad utilizzare ad esempio i primi poi portatili di casa e far bene prestare uno da qualche amico e quindi sono riuscito a portare avanti lo stesso le sperimentazioni di un'arte della scuola francesca allora mi manca insegnare inglese perché a me piaceva stare con i ragazzi perché mi divertivo tanto infatti si è l'unica cosa che mi manca diciamo perché per il resto non tornerei nomi manca la burocrazia anzi col senno di poi dovessi tornare indietro non accetterei neppure più incarichi come quello che ho avuto altri incarichi ma medi mi dedicherei unicam.it all insegnamento perché onestamente io cocco dell'unipi divertivo stavo proprio bene a scuola ci stavano bene a loro perché ho ottimi rapporti territorio se ma non assolutamente nella scuola burocratica quelle riunioni a volte inutili ora posso dirlo ne farei volentieri a meno durante la tua lunga carriera francesca quale metodologie o anche più mitologie ha utilizzato in classe nelle elezioni allora il diciamo che anch'io ho iniziato un po tutti con una metodo metodologia trasmissiva che però ad un certo punto ho abbandonato perché forse qui c'entra anche l'incontro con le tecnologie perché lavorare con le tecnologie significa in qualche maniera rivedere anche il tuo agire didattico perché con le tecnologie e tu devi lavorare in maniera diversa non puoi lavorare nella maniera tradizionale e quindi e iniziato un percorso di riflessione sul mio agire che mi ha portato a fare scelte completamente diverse e quindi a scegliere anche metodologie diverse in certi casi mi è stato chiesto di sperimentare anche metodologie nuove e successo ad esempio con la didattica per scenari che ho sperimentato grazie ad ad indire e ad european schoolnet è successo poi con la didattica con la metodologia degli hells episodi d'apprendimento situato ho avuto la fortuna di di formarmi con il professor rivoltella dell'università cattolica di milano e devono metodologia che poi ho abbracciato veramente e che ho in qualche maniera ha cercato di portare avanti anche in questi ultimi due anni perché adattissima ad una didattica a distanza dovuta alla pandemia ecco quindi queste le metodologie poi ho abbracciato l'apprendimento cooperativo anche se non in maniera completa totale però l'ho utilizzato tantissimo nel grande dell'anima mia e spegnimento negli ultimi tempi mi ero avvicinata anche all'uso della robotica educativa applicato sempre l'insegnamento ho fatto delle belle esperienze anche da quel punto di vista applicandolo l'inglese invece io e ritornando sempre a tutto questo della tecnologia un ricordo triste però che ho di te c'è nelle tue espressioni forse l'ultimo giorno di scuola quell'anno che tuttavia invenzione quando distribuiti tutto il tuo materiale delle tecnologie ai docenti magari qualcuno tipo avrebbe utilizzato la netto volta io ho visto un po di tristezza di amarezza me lo consente lo confermo perché sono andata via con la sensazione di aver seminato ma di non aver raccolto niente come se non ci fosse più nata francesca anzi più che altro mi sono sentite inutile ed è stata una sensazione che ho vissuto molto male diciamo anche nel primo anno di pensionamento un senso di inutilità perché percepito questa tua lo leggeva negli occhi perché ricordo che all'epoca quando veniva in dire perché ho collaborato molto con loro è tuttora e collaboro insieme a loro quando venivano a riprendere qualche lezione con i ragazzi a fare qualche video mi chiedevano sempre ma perchè non non ne parli con i tuoi colleghi perché non c'è qualcun altro che come te che lavora con te che però io non sono mai riuscita praticamente a coinvolgere i colleghi e quello io ho dato un po colpa ora c'è qualche sassolino me lo posso anche levare in fondo ho dato un po colpa anche al non tanto ai colleghi ma anche in fondo anche dirigente che in qualche maniera mi lasciava fare perché mi hanno sempre lasciato fare però non non hanno mai spinto la sensazione del dirigente l'era che facendolo e mi avrebbe messo troppo in luce e quindi sarebbe stato un disturbo per l'organizzazione scolastico ma lei non era quello che volevo io che poi mettere in luce e tutto ciò che noi oggi abbiamo bisogno perché c'è la tecnologia quanto riguarda la didattica a distanza tu hai visto molte cose prima e live infatti sul campo alto se si sì ma in fa venire al 40 tutto ma ad esempio nel primo anno di didattica a distanza di kobe io mi sono subito messa a disposizione perché avendo questa esperienza ho detto anche da stando in pensione vi posso aiutare a questo punto perché i mezzi ci sono però è un tutto caduto non ecco nel senso di inutilità per cui ho detto va forse sono stata veramente un elemento di disturbo a questo punto è meglio fare un passo indietro clangore e basta insomma io batto il match istituto dei consigli utili assicurano che si potrebbe fare anche meno invece ben venga questo tipo di studio da parte nostra perché dobbiamo studiare anche noi e non emette posso dirti che ho dato aiuto ad insegnanti di altre scuole mi hanno cercato con la mia scuola non sono stata cercata però si sa benissimo che nemo profeta in patria quindi è normale questo qui è vero non li pensiero pedagogico francesca ti senti più vicina potesse sentito più vicina durante quegli anni a scuola allora io sono cresciuta con anche per l'epoca in cui ho studiato e tutto con con don milani letterona professoressa per me è stato un lo è tuttora o conservo ancora il libro è stato la tua strada forse di una strada molto importante che in qualche maniera mi mi ha fatto vedere anche con occhi diversi gli alunni che avevo davanti che ha dato alcuna impronta un po particolare il mio insegnamento poi per me è stato molto forte l'incontro con con rivoltella yeahs perché dietro c'è freni quindi la pedagogia di freni in ogni caso mi riconosco molto con con l'attivismo in generale e in pratica ho sempre cercato di portare avanti una didattica che che vedesse molto il docente come come regista ma che mettesse in focus sui ragazzi sulle proprie sui propri interessi sulle proprie passioni e li facesse quindi lavorare anche il concetto di tecnologia in fondo ho sempre portato avanti non era tanto tecnologie per insegnare ma tecnologie per apprendere bambino che alla fine diventa autore e crea e lavorare quindi questa è stata sempre il tipo di di aguilar e didattica che ho portato avanti quindi alunno creatore non fruitore passivo fruitore è così a montermini e classico l'ultima domanda francesca qual è il ricordo a cosette sezionata sia da da luna e poi da docente rimasto che chiudendo gli occhi ti piacerebbe tra virgolette riviverlo ma come fa lunga sinceramente no i ricordi più belli forse sono quelli dell'istituto magistrale ricordi belli perché in qualche maniera sono riuscito a recuperarli in questi ultimi anni perché c'è una cosa bella che purtroppo il covip temporaneamente bloccato ma io ho ritrovato quasi tutte le mie vecchie compagne delle magistrali di padova io abito qui però lo ritrovai e ogni anno in aprile noi abbiamo un incontro un pranzo che facciamo assieme una cosa piuttosto buffo perché c'è la nostra capoclasse che che arriva col registro e sogna anche le assenze le presenze è un momento molto molto carino e quindi è stato bello perché a distanza di tanti anni sono tanti ricordi di quando eravamo insieme ed è veramente piacevole ritrovarsi fra l'altro in mezzo alle mie colleghe compagni ex compagni ormai nonne anche loro delle magistrali ce ne sono alcune che erano con me fin dall'epoca delle elementari e veramente una conoscenza di una vita quindi i ricordi più belli forse sono quelli del l'insegnante forse i ricordi più belli sono quelli legati magari a qualche premio ricevuto con i ragazzi o qualche sperimentazione faticosissima che mi ha impegnato tanto che però mi ha arricchito ma sono soprattutto diciamo che i ricordi più belli sono gli incontri che ho avuto perché io sono stato tanto fortunato durante la mia strada ho incontrato tante persone che mi hanno regalato tanto parlo anche i colleghi molto bello quando qualcuno da un incontro ti dà tanto basta non c'eravamo tutti e ti rimangono certo se diciamo che in assoluto il ricordo più bello legato ad un'esperienza di vita diversa perché una cosa che non che non ho detto prima io ad un certo punto ho lasciato la scuola primaria e mi sono buttata in un'avventura un po particolare una sperimentazione con gli alunni con scusa scusa con gli adulti e serali che ho avuto ho insegnato agli adulti ho avuto la fortuna di lavorare con tullio de mauro in una sperimentazione che c'è stata qui nelle sign è stato un incontro così casuale inizialmente nato per bisogni personali perché mi ero trasferita da poco in toscana avevo i figli piccoli mio marito all'epoca non c'era quindi mi faceva comodo avere la giornata libera e lavoravo la sera in pratica nella nella scuola media era una sperimentazione sui generis è nata per recuperare l'analfabetismo di ritorno quindi inizialmente dovevo segnare a degli adulti analfabeti però è successo e quello che tullio de mauro definì l'incidente di percorso arrivarono i primi stranieri arrivati in italia ed i primi immigrati e quindi ho insegnato l'italiano per tre anni ho insegnato l'italiano questi stranieri che che arrivavano generalmente dal nord africa o dalla cina all'epoca non c'era niente per loro materiale ce lo siamo tutti creato perché il materiale che ce n'erano solo per studenti d'alto livello ma non si trattava di questo tipo di di platea che avevamo quindi ci siamo creati tutto abbiamo lavorato con vedovelli da questo punto di vista quindi persone in con persone particolari e forse l'esperienza più belle ricordo più bello è proprio quello legato all'insegnamento a questi a questi stranieri che arrivavano dalla sera dopo giornate di lavoro faticose voler apprendere questo tier morero apprendere fra l'altro insegnando lite a leggere a scrivere e ti arabi quindi insomma erano situazioni difficili anche a volte da gestire ti è dispiaciuto lasciando sì diciamo che la sperimentazione è finita ad un certo punto però io l'ho lasciato un anno prima che finisse mi è dispiaciuto lasciarlo perché è stata un'esperienza che mi ha dato molto sia professionalmente sia umanamente però era diventato davvero difficile poter continuare a lavorare in quella maniera anche perché gran parte dei miei colleghi non finivamo tardi la sera per i miei colleghi la mattina potevano recuperare dormire io avevo due bambini piccoli da portare a scuola ecco quindi era difficoltoso gestirla però il poter lavorare con tullio de mauro vedovelli patrick doyle ma potrei elencare lì è stata una cosa che mi ha dato tantissimo quindi una lunga carriera francesca se incontri che ci hanno a internet esperienza diverse che mi hanno arricchito questi sono importanti soprattutto per una docente se sì ma è quello che in fondo cerco di passare sempre anche a quando mi capita di incontrare perchè spesso son venuta anche all'università per presentare i twinning o o altre tipo di didattica con le tecnologie e le insegnanti ecco uso un termine rubandolo alla piazza cesare rivoltella l'insegnante non è un professionista seduto come è una persona che deve continuamente mettersi in discussione e in gel e continuamente rivedersi e rivedere profumati che deve mettersi in gioco non deve aver paura del cambiamento anzi lo deve affrontare il cambiamento e quindi è questa l'idea di insegnante che in cui credo grazie francesca per questa intervista mi ha fatto piacere rivederti ti stimo tantissimo tu lo sai chi vede sempre come un punto di riferimento è un consiglio che consiglio mi daresti per continuare ad essere una docente sempre all'avanguardia come tu lo sei stata continuare a formare ti sempre perché perché la formazione dura una vita io stessa ancora anche adesso sto attraverso l'incontro con questo gruppo è ricolmo scoperto delle cose veramente per me nuove e ho scoperto anche tanti errori fatti ad esempio nel in quell'unico anno in cui ho insegnato a leggere e scrivere dei bambini di prima mi darà dei consigli certo volentieri se si e ti darò anche l'indirizzo per seguirci perché un po di ricerca particolarmente interessante da questo punto di vista ecco formazione quello sicuramente aggiornamento costante letture aggiornamento personale perché io mi sono auto giornata e forse il tipo di auto aggiornamento che mi sono fortunatamente creata è stato migliore rispetto a quello che a volte mi è stato posto tra virgolette ecco quindi ma penso che la formazione sia sia essenziale ecco una cosa importante un consiglio che ti posso dare questo sono tante le ricerche evidence based quindi sappiamo già che cosa funziona nella didattica e cosa non funziona con l'insegnante bisognerebbe che tenesse conto di questo e che impostare il proprio lavoro anche sulla ricerca insegnante dovrebbe essere un ricercatore ecco è questa quindi questo il consiglio che ti do grazie francesco resto comunque tu sai a tua disposizione ci sono sempre basta solo cercarmi ringrazio francesca grazie grazie veramente di cuore per questa bellissima intervista magari anche un po aiutato a capire come alla scuola tantissimi anni fa molto differente da da questa certo una squadra cui non bisogna ritornare mi raccomando [Risate] andiamo avanti bocca al lupo per tutto ti ringrazio grazie a tre ciao ciao
L’intervista, della durata di 54:34 minuti (link: https://www.youtube.com/watch?v=gCwbI8Ozt8M), ripercorre le memorie scolastiche ed educative di Francesca Panzica. Nata nel 1956 a Belluno, ha trascorso la sua infanzia tra la città natale e Padova; ha lavorato come vicaria nell’istituto comprensivo di Lastra a Signa e abita a Empoli. Attualmente è in pensione, e lavora come formatrice nella didattica inclusiva. Il suo percorso scolastico propriamente detto si è svolto dal 1962, anno in cui ha cominciato a frequentare la scuola elementare, al 1975, quando ha conseguito il diploma quadriennale presso l’Istituto Magistrale. Come rievoca nel prosieguo dell’intervista, avrebbe desiderato intraprendere studi classici, ma incontrò la contrarietà dei suoi genitori, che desideravano proseguisse lungo un percorso capace di fornirle un titolo spendibile sul mercato del lavoro. Ha successivamente proseguito gli studi, laureandosi in Lingue e Letterature straniere presso la Facoltà di Magistero. È entrata di ruolo nel 1982, dopo aver svolto alcune supplenze. Ha dunque studiato negli anni Sessanta e Settanta: anni di trasformazione profonda per la società e la scuola italiana, che da validatrice di ruoli e istituzione autoritaria cominciava a trasformarsi ed evolversi (Crainz 2002, Galfré 2017). Particolarmente interessante risulta a questo riguardo la riflessione dell’intervistata, che ricorda il suo coinvolgimento nel movimento studentesco e le sue battaglie femministe (Bracke 2020, 55-60).
Soffermandosi sugli anni trascorsi alle scuole elementari, Panzica sottolinea la similitudine dell’architettura scolastica degli anni Sessanta con quella vigente al giorno d’oggi: «ho delle immagini che molto spesso ho ripreso anche durante le attività di formazione con con gli insegnanti perché in sostanza la classe che io ho frequentato non era a livello architettonico così diversa in fondo da quelle che sono le aule di oggi l'unica differenza che poteva essere è che c'era una cattedra appoggiata ad una pedana quindi l'insegnante era anche visivamente e fisicamente superiore» (m. 3.07 e ss). Elemento precipuo dell’aula era tuttavia un altarino a cui le alunne rivolgevano, prima e dopo le lezioni, una preghiera; preghiere che raddoppiavano su richiesta dell’insegnante quando i di lei figli, all’epoca studenti universitari, erano in procinto di affrontare un esame. Le classi erano divise per genere: a questo proposito, Panzica ricorda la contentezza con cui lei e le sue compagne, quando mancava la maestra e perciò la classe veniva divisa, accoglievano la notizia di essere capitate in una classe maschile, percepite come più divertenti e confusionarie. Molto alto era il numero delle alunne iscritte in prima elementare: ben quaranta. Sintomaticamente, Panzica, abituata a ben altri numeri nella sua carriera da insegnante, ha messo in dubbio e discusso questo ricordo in quanto ritenuto errato fino a quando, dopo essersi casualmente imbattuta in una sua compagna di classe, quest’ultima le ha confermato l’impressione: «io pensavo fosse un ricordo ovviamente sbagliato però ho ritrovato una mia compagna di classe dell'epoca e me l'ha confermato» (m. 10.58). In quinta arrivarono solo in venti: l’altra metà venne falcidiata dalle ripetenze.
Per quanto riguarda le scuole medie, da pochi anni diventate l’unico canale di istruzione post-elementare in seguito alla legge 1859/1962, Panzica rammenta la decisione dei genitori di iscriverla in un plesso lontano da casa sua in quanto l’unico a disporre dell’insegnamento della lingua inglese. Di quell’istituto la videointervistata ricorda la selettività, la severità e il controllo sul vestiario delle ragazze. Era quest’ultimo, del resto, un atteggiamento già presente nelle scuole elementari, dove la maestra aveva richiamato la madre in quanto giudicava disdicevole l’abitudine di Panzica di recarsi a scuola in pantaloni. Alle scuole medie, poiché il grembiule veniva lasciato in istituto, le alunne erano obbligate a entrare dieci minuti prima dei loro compagni per togliersi il cappotto e indossare la divisa: «questo perché in qualche maniera dovevamo salvaguardare i ragazzi dalla vista di noi che ci toglievamo un cappotto per metterci un grembiule» (m. 20.46 e ss). Tale abitudine, presente anche negli anni dell’Istituto Magistrale, venne abolita quando Panzica, come rappresentante di classe (carica istituita in seguito al DL 416/1974), organizzò una protesta tra le compagne. Un’altra protesta era stata organizzata anche negli anni delle scuole medie, quando la videointervistata e la sua classe ottennero il permesso di indossare i pantaloni durante le gite scolastiche.
L’intervista si focalizza successivamente sulle vicende lavorative di Panzica, che cominciò a intraprendere il lavoro di supplente mentre proseguiva gli studi universitari. Di questi anni rammenta soprattutto l’ansia delle chiamate, che spesso la costringevano a casa accanto al telefono, in attesa che squillasse: «io ricordo ancora l'ossessione delle telefonate mattutine» (m. 20.40). Traumatico del resto fu l’impatto col mondo scolastico: alla fine della prima giornata di lezione, condotta in una classe problematica, si accorse della pochezza delle cognizioni didattiche e pratiche trasmesse dall’Istituto Magistrale. Si rivolse così al direttore didattico, che le prestò Lettera a una professoressa di Don Milani e alcuni libri di Bruno Ciari. Entrambi gli autori, secondo Panzica, hanno influenzato profondamente la sua formazione (Roghi 2018). Vincitrice di concorso, dovette aspettare alcuni anni prima di entrare in ruolo: la provincia in cui si era segnata, Padova, era tra le più sature della regione, ma i genitori, poiché era una donna, erano contrari a un suo trasferimento in un’altra provincia. Entrata di ruolo ad Agliano Veneto, alcuni anni dopo si trasferì in Toscana, dove sperimentò un modo di fare tempo pieno radicalmente diverso rispetto a quello, fortemente innovatore, vigente nella sua regione di appartenenza: «anche perché il tempo pieno che c'era a livello sperimentale era un tempo pieno molto arricchente con sport attività creative mentre quando sono arrivata in toscana io ho trovato un tempo pieno di ore di bambini seduti» spiega dal m. 5.32. Didatticamente, confessa di aver abbandonato l’insegnamento trasmissivo per adottare la didattica degli scenari e soprattutto la metodologia EAS (Episodi di Apprendimento Situato), appresa in un corso di formazione condotto da Pier Cesare Rivoltella (Rivoltella 2013). È quest’ultimo un incontro che ha pedagogicamente inciso sulla formazione di Panzica, come afferma nella conclusione dell’intervista, dedicata all’influenza che il professore di Padova e Tullio de Mauro (con cui aveva collaborato in occasione di una sua esperienza presso le scuole serali) hanno esercitato sulla sua formazione professionale.