Dopo il concorso da maestra nel 1925, l'autrice ottiene il primo incarico delle classi I e III a Compofontana (VR) dove si impegna nell'autoproduzione di tabelloni e di materiali didattici: «secondo la mia logica i bambini dovevano apprendere divertendosi [...]. La nostra scuola diventò un arsenale di cianfrusaglie» (p. 44). Viene trasferita in frazione di S. Pietro di Mel (BL), dove trova bambini senza scarpe, locali scolastici di fortuna e malsani (p. 47). Segue una pluriclasse con cui organizza uscite per trovare materiali utili alle lezioni di botanica e matematica (p. 50). Nel 1927-28 insegna a Brancon di Nogara, poi come insegnante di ruolo a Correzzo di Gazzo Veronese e a Pitigilano. Propone il metodo della composizione (p. 102): a casa ogni alunna cercava qualche favola, lei ne creava copie da distribuire a ciascuna alunna la quale traeva ispirazione per comporre. Nel 1941 si trasferisce a Grosseto e poi sfolla a Pitigliano. Nel dopoguerra si dedica alla produzione di libri scolastici (p. 132). Trasloca a Roma dove prende servizio presso la scuola Ugo Bartolomei, in una V elementare femminile (pp. 150-151). Poi si trasferisce nella scuola Ferrini dove realizza un «nuovo metodo d’insegnamento, basato sul gioco e su particolari ricerche»: modifica il setting d’aula a semicerchio e introduce giochi e nuovi metodi di valutazione (pp. 152-153). Accoglie in classe una alunna bimba poliomelitica (p. 154) e insegna la matematica organizzando in aula una simulazione di mercato (p. 157). Emerge il ruolo innovatore di Botta: promuove l'analisi grammaticale con i giochi di Arlecchino e potenziando gli aspetti artistici (p. 161); mette a punto un metodo per alunne con problemi di apprendimento. Presso la scuola Mazzini prepara insegnanti con il suo metodo: le sue lezioni sono riportate nel volume Tra i banchi della scuola. Usa il disegno e l'adozione di quaderni chiamati Rubrica illustrata e Rubrica dei numeri.