«Io ero la maestra e tu la scolara. Questo era il quaderno. Tu sbagliavi tutto il dettato e io ti mettevo quattro.
– Cosa c’entra il numero quattro? – C’entra, sì. È così che fa la maestra a scuola. A chi fa bene, dieci; a chi fa male, quattro;
– Perché?
– Perché così impara.
– Mi fai ridere.
– Io?!?
– Naturale, – dice la bambola. – Rifletti. Ci sai andare in bicicletta?
– Certo!
– E quando stavi imparando e cascavi, ti davano un quattro, oppure ti mettevano un cerotto?» (p. 110). Tratto dalle Novelle fatte a macchina, il racconto narra di una bambina, Enrica, che riceve in regalo una bambola con lavatrice incorporata. Ma il giocattolo si ribella, finendo per convincere Enrica che non ci sono percorsi di genere prestabiliti. La scuola fa la sua comparsa nel dialogo straniante tra la bimba e la bambola, in cui emerge una esplicita critica all’uso dei voti.