
Il volume raccoglie le memorie del sacerdote Giuseppe Vago, sullo sfondo della vita politica e culturale dell’Italia post-unitaria. All’insegnamento in scuole superiori di Napoli unisce l’attività di autore di fortunati saggi e manuali scolastici. Insegna dal 1861 presso la scuola normale maschile e poi in quella femminile e al Liceo Vittorio Emanuele ma nel 1863 decide di abbandonare l’insegnamento pubblico «perché quelle catene che pigliano nome di regolamenti e programmi mi riuscivano insopportabili» (p. 75). Non nasconde la sua contrarietà all’allargamento a tutta Italia del sistema scolastico piemontese, lamentando come «quella invasione di pedagogisti o, come si diceva dai più, di sillabaristi piemontesi, era stata ritenuta una grave offesa recata a Napoli» (p. 61). Difensore della scuola privata, fonda riviste e associazioni magistrali, e ottiene numerosi riconoscimenti che gli valgono la soddisfazione di vedere come il Governo decida di aprire una seconda scuola Normale femminile a Napoli da affidare alla sua direzione (p. 176).