© Juri Meda
DALLA FONDAZIONE DELLE SCVOLE PIE FIORENTINE
POSERO
CONSENZIENTE IL COMVNE
GLI ANTICHI ALVNNI
PERCHÉ
DELLE BENEMERENZE DEI FIGLI DEL CALASANZIO
CHE DAL MDCCCXXXVIIII AL MDCCCLXXVIII
IMPARTIRONO QVI
AI FIGLI DEL POPOLO
L’ISTRVZIONE DELLA MENTE E L’EDVCAZIONE DEL CVORE
DURASSE NEI POSTERI LA MEMORIA.
M D CCCC XXX
Nel 1930 cadevano i trecento anni della presenza scolopica a Firenze. Il programma della celebrazione tricentenaria fu così articolato: il 25 maggio una festa religiosa nella Chiesa di S. Giovannino ebbe a oratore Domenico Mosetti, provinciale degli Scolopi; il 29 maggio fu aperta una mostra retrospettiva sull’attività didattica, letteraria e scientifica degli Scolopi – le parole inaugurali furono affidate al prof. Enrico Bianchi; il 1° giugno nella sede delle Scuole Pie Fiorentine in Via Camillo Cavour parlarono – alla presenza del cardinale Alfonso Maria Mistrangelo – l’avv. Carlo Serragli, presidente del Comitato esecutivo dei festeggiamenti, e il già menzionato Mosetti; sempre il 1° giugno si svolse nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio una cerimonia civile, a cui intervenne Giuseppe Morelli – sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, che, oltre a solennizzare con la sua presenza la distribuzione di premi agli alunni delle Scuole Pie Fiorentine, pronunciò un discorso di commemorazione; chiuse il ciclo dei festeggiamenti l’erezione di tre targhe marmoree che – vergate da padre Mosetti – segnavano gli edifici che avevano ospitato nel capoluogo toscano le scuole di Giuseppe Calasanzio. La lapide posta sulla facciata della Casa di S. Carlo in Oltrarno ricorda che gli Scolopi «dal 1839 al 1878 impartirono» in quella sede «ai figli del popolo l’istruzione della mente e l’educazione del cuore» [per le altre due lapidi si rinvia alle relative schede 1) e 2)]. Padre Mosetti – nella solennità commemorativa tenutasi il 25 maggio 1930 nella Chiesa di S. Giovannino – affermò: «al nostro Calasanzio spetta il merito d’aver riconosciuto per primo ai figli del popolo il diritto d’istruirsi non solo, ma quello più sacro di diventare migliori, mettendo in armonia la scienza e la religione. Più di tre secoli fa, di scuole dove il popolo accorresse a cercar la dottrina creduta privilegio dei grandi, non si parlava. […] Niccolò Tommaseo […] avverte bene come per quella antiveggenza dei Santi che va assai lontano, il Calasanzio precorse i tempi presenti, che per l’educazione le società si rigenerano e che nel popolo è la radice delle grandi speranze. […] Ai pusillanimi che lo biasimavano perché ritenevano l’istruzione un pericolo e un danno alla società, rispondeva con serena fierezza: “Il male non proviene dall’istruzione, ma dall’ignoranza che è tenebra, languore e quasi morte dell’anima”» (Ricordo del III centenario delle Scuole Pie Fiorentine, 1930, pp. 74-75). Dato alle stampe nel 1930, l’opuscolo in Ricordo del III centenario delle Scuole Pie Fiorentine contiene l’albo d’onore degli ex-alunni aderenti all’iniziativa celebrativa; i discorsi pronunciati; le iscrizioni sulle lapidi; la relazione sullo svolgimento delle feste tricentenarie.
Commemorato
Istituzione
Fonti
- G. Giovannozzi, Il Calasanzio e la sua opera (pubblicato postumo a cura di D. Mosetti in occasione del terzo centenario della fondazione delle Scuole Pie a Firenze), Firenze, Felice Le Monnier, 1930
- Festeggiamenti centenario delle Scuole Pie, «I diritti della scuola», a. XXXI, n. 33, 15 giugno 1930, p. 517
- Ricordo del III centenario delle Scuole Pie Fiorentine. MDCXXX-MCMXXX (VIII), Firenze, Tip. Enrico Ariani, 1930