In quest’opera, che rappresenta una sorta di selezione retrospettiva degli episodi più significativi, non esente da un misto di compiacimento per se stessa e dall’edulcorazione della realtà, della feconda e ricca esistenza di intellettuale e pubblicista di Ida Baccini, le vicende legate al racconto della scuola attraversano molte pagine del volume. Nella prima parte del racconto emerge il ricordo della sua personale esperienza di scolara «quando bambinuccia di cinque anni appena» fu inviata, nella sua natia Firenze, «a scuola dalle sorelle Gozzini», dove «si insegnava a leggere, scrivere e far di conto», ma anche «i lavori muliebri» (p. 42). L’avversione verso una scuola precettistica e mnemonica emerge fin da subito nella piccola bambina Ida che, nello studio della storia Sacra, parteggia «per Caino, il sognatore, il solitario, il triste» (p. 45), piuttosto che per l’amabile Abele. Le sue intemperanze non le impediscono di appassionarsi allo studio, divorando qualsiasi libro, complice, anche, un ambiente familiare stimolante: il padre fu un importante editore di testi librai e la madre la introdusse alla frequentazione del Gabinetto Vieusseux. La giovane Baccini matura precocemente un forte sentimento di indipendenza economica che la spinge ad avvicinarsi, in un primo momento, all’idea dell’insegnamento elementare. Cosicché dopo la precoce separazione dal marito Vincenzo Cerri, a ventuno anni, in appena tre mesi di preparazione divenne «una delle tante maestrucce del bello italo regno» (p. 121). La carriera di maestra però non ebbe vita lunga: i sistemi pedagogici del tempo, fondati sull’autoritarismo dell’insegnante e sulla mera ripetizione a memoria, spingono Baccini a licenziarsi dalla scuola e a intraprendere, su consiglio di Pietro Dazzi, la carriera di scrittrice per l’infanzia. Ha inizio così una seconda vita per quella che diventerà una delle più importanti scrittrici di numerose opere narrative per l’infanzia e la gioventù, di moltissimi manuali scolastici, nonché di animatrice di testate giornalistiche.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
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2785-4485
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