In una mattinata scolastica di un giorno imprecisato del 1919 o del 1920, presso un ginnasio-liceo romano, il bidello Orazio Belli (Fabrizi) ritarda nel dare il “finis” con cui si segna il passaggio da una lezione all’altra perché impegnato ad assistere sua moglie, che sta partorendo in una stanza del loro alloggio all’interno dell’istituto.
Dopo la nascita del bambino, chiamato Orazio Jr., la donna muore e la signorina Maggi (Nava P.), maestra alla scuola serale del medesimo istituto, si rende disponibile ad aiutare il bidello ad accudire il figlio. Orazio si illude di poter sposare la giovane. Ella, però, si fidanza con Ettore Giraldi (Pisu), l’insegnante di ginnastica del liceo, il quale rivendica per sé il titolo di professore, benché il bidello continui a chiamarlo maestro.
Orazio Jr. (De Lullo) cresce seguendo la strada che il padre ha pensato per lui: quella che lo deve portare a diventare docente di latino; per questo tutti lo chiamano già professore. Giunto agli anni del liceo nel pieno della dittatura fascista, il ragazzo si distingue per l’impegno e le doti intellettuali. Ma una delusione amorosa, causata dalle differenze sociali con la ragazza di cui è innamorato, mette in crisi i suoi propositi di proseguire la carriera scolastica. Il prof. Cardelli (Soldati), severissimo insegnante di latino, lo convince a continuare gli studi e gli propone di seguirlo a Campobasso, dove il docente viene trasferito d’ufficio in quanto sospettato politico.
Passano gli anni e il bidello Orazio soffre per la lontananza del figlio, che ormai insegna in un liceo di Foggia. Durante la guerra, il giovane viene chiamato alla leva militare, ma, a sua insaputa, il padre chiede una raccomandazione a Giraldi, divenuto un influente funzionario al Ministero dell’Educazione Nazionale. Egli fa in modo che Orazio Jr. non parta per il fronte e prenda servizio nella scuola del padre. Qui ora studiano anche le figlie dello stesso Girardi, rimasto vedovo. Una di queste, Diana (Nava D.), sta ripetendo per la seconda volta la quinta ginnasiale e si aspetta un trattamento di favore dal nuovo professore. Ma, mentre i suoi colleghi si mostrano molto benevoli verso di lei, Orazio Jr. è imparziale con la ragazza, che non supera gli esami di licenza proprio a causa dell’esito negativo dell’interrogazione di latino.
La lettera con cui il giovane professore chiede di tornare al liceo di provincia non viene letta da Girardi, che la lascia sulla scrivania, mentre, in fretta e furia, scappa dal Ministero il 25 luglio 1943. Nel rapido succedersi di funzionari, Orazio Jr. viene confermato nel suo incarico al liceo romano.
Ma le attenzioni del padre, ancora in servizio presso la scuola, vengono percepite come eccessivamente invadenti dal professore, il quale, anche perché deriso da alcuni studenti, vede minacciata la propria autorevolezza. Così, l’ormai anziano Orazio decide di togliere il figlio dall’imbarazzo e, dopo aver dato l’ultimo “finis”, straziato dalla sofferenza per il distacco dalla scuola e soprattutto dal figlio, abbandona definitivamente l’istituto.
Fonti
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